Ribellione, sedizione e malversazione: questi i reati contestati dalla Procura generale spagnola a Carles Puigdemont, agli altri ex membri del governo catalano e a diversi membri del Parlament responsabili della crisi istituzionale che ha portato alla dichiarazione di indipendenza della Catalogna. La richiesta di incriminazione e’ stata presentata all’Audiencia Nacional a Madrid, per Puigdemont e per il resto del Govern, e al Tribunal Supremo per la presidente del Parlament, Carme Forcadell, e altri membri della Mesa, la capigruppo parlamentare che permise di mettere ai voti la dichiarazione di indipendenza, venerdi’ scorso. L’ex presidente catalano Puigdemont e i suoi ministri, pero’, non hanno atteso la formalizzazione delle accuse e avrebbero gia’ lasciato la Spagna per riparare in Belgio, dove potrebbero chiedere asilo politico. Fonti della Generalitat hanno confermato che Puigdemont si trova a Bruxelles in un luogo “discreto e sicuro”, accompagnato da alcuni consiglieri, e hanno fatto sapere che l’ex presidente catalano parlera’ domani. Nella richiesta di incriminazione, la procura spagnola sollecita anche la convocazione urgente delle persone indagate e, in caso non si presentino, il loro “arresto” immediato. La giudice di turno decidera’ nei prossimi giorni se accoglie la richiesta. Per il reato di ribellione, Carles Puigdemont, il suo vice, gli altri membri del Govern e del Parlament, rischiano dai 15 ai a 30 anni di carcere.
Viene anche indicata la necessita’ di fissare cauzioni per quanti resteranno a piede libero e di un sequestro cautelare di beni pari a 6,2 milioni di euro, legato ai costi sostenuti per la celebrazione del referendum secessionista. Intanto oggi i partiti indipendentisti PdeCat e Erc (Esquerra Republicana di Catalogna) hanno deciso che parteciperanno alle elezioni del 21 dicembre. La decisione non era scontata visto che la Cup, formazione della sinistra radicale che ha fatto parte della maggioranza di governo in Catalogna fino a sabato, non ha ancora sciolto la riserva. Il procuratore generale dello Stato, Jose Manuel Maza, ha accusato i responsabili della Generalitat e i deputati del Parlament di aver “prodotto una crisi istituzionale sfociata nella dichiarazione unilaterale di indipendenza con totale disprezzo della nostra Costituzione, lo scorso 27 ottobre”. I membri del Govern sara’ chiamati a rispondere in tribunale; mentre i parlamentari, a cominciare dalla presidente del Parlament, Carme Forcadel, dovranno difendersi dinanzi al Tribunale Supremo. Diversi media spagnoli sostengono che Puigdemont e i membri del suo ex governo hanno deciso di andare in Belgio per sfuggire alla giustizia spagnola: secondo il quotidiano El Diario l’ex capo della Generalitat e’ assistito da una equipe di avvocati che gli sta consigliando di restare a Bruxelles in attesa di approfondire le accuse mosse dalla Procura generale. Il Belgio, aggiunge ancora il quotidiano spagnolo, e’ uno dei Paesi piu’ garantisti per quanto riguarda le richieste di estradizione.
Una fonte vicina agli indipendentisti catalani a Bruxelles ha riferito che Puigdemont si trova a Bruxelles con altri ministri del governo deposto per incontrarsi con esponenti della NVA (Nuova Alleanza Fiamminga), il partito nazionalista fiammingo che fa parte del governo belga guidato da Charles Michel. Secondo la stessa fonte, la scorsa settimana ci sarebbero state “trattative riservate” su un possibile “esilio” di Puigdemont in Belgio. Ieri il segretario di Stato responsabile per l’immigrazione, Theo Francken, esponente di punta della NVA, ieri aveva detto che il Belgio potrebbe concedere l’asilo a Puigdemont ma la sua uscita era stata immediatamente stoppata dal premier Michel, che era intervenuto invitando Francken a “non gettare benzina sul fuoco”. Il PDeCat, il partito dell’ex presidente Carles Puigdemont, e la Erc devono ancora decidere se si presenteranno nella stessa coalizione, cosi’ come avvenuto alle elezioni del 2015, o meno. E in vista del voto di dicembre, i vertici della Ue continuano a ribadire il loro appoggio al governo di Mariano Rajoy: le elezioni in Catalogna del 21 dicembre indette dal governo di Madrid sulla base dell’articolo 155 della Costituzione, sono “parte del processo costituzionale interno che si sta sviluppando in Spagna”, ha detto il portavoce della Commissione europea, Alexander Winterstein. La Commissione ha “pieno rispetto dell’ordinamento costituzionale della Spagna”, ha spiegato il portavoce.