Cento delegazioni, tra cui 57 capi di Stato e di governo, convergono oggi e domani alla conferenza di alto livello sulla pace in Ucraina che la Svizzera organizza per “ispirare un futuro processo di pace e sviluppare elementi pratici e passi verso tale processo”: questo il dichiarato obiettivo sintetizzato dal ministero degli Esteri svizzero dopo molto lavoro diplomatico per massimizzare la partecipazione, malgrado l’assenza della Federazione Russa e della Cina, e dopo non poche polemiche, anche interne alla Confederazione elvetica.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è arrivato ieri, direttamente dal G7 in Puglia, dove ieri ha incontrato Papa Francesco, con cui ha discusso – ha detto il presidente ucraino – cosa significa per Kiev “pace giusta”. Ieri Vladimir Putin ha fatto irruzione sulla scena mondiale rilanciando le sue condizioni per un cessate il fuoco, che Zelensky ha bollato come “ultimatum” inaccettabile e segnale di un rinascente “nazismo”.
La proposta-monito russa non a caso è arrivata alla vigilia dell’incontro in Svizzera, definito dal presidente russo “un trucco per distogliere l’attenzione” generale. Per il capo del Cremlino l’Ucraina deve ritirare le sue truppe dai territori ucraini dichiarati annessi (Luhansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhya) e deve ufficializzare la rinuncia ad aderire alla Nato: a quel punto sarebbe cessate il fuoco immediato. Proposta immediatamente respinta, e non poteva essere altrimenti.
La due giorni nel nome di una pace che a 28 mesi dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina appare dunque lontana si terrà nell’hotel Burgenstock, lussuoso complesso sul crinale di una montagna affacciata sul lago di Lucerna, frequentato in passato e anche oggi da celebrità e pesi massimi della politica. La Svizzera ha invitato 160 delegazioni e ieri ha riferito che saranno 100 quelle che parteciperanno ai lavori.
Oltre agli Stati, sono stati invitati anche l’Unione Europea, le Nazioni Unite, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce), il Consiglio d’Europa, il Vaticano e il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Metà delle adesioni provengono dall’Europa, compresi il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron, freschi di batoste elettorali che non rafforzano le loro posizioni e neppure quelle di Zelensky. L’Italia sarà rappresentata dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Per gli Stati Uniti ci sarà la vicepresidente Kamala Harris: il presidente Joe Biden è volato a casa dal vertice in Puglia. Cina e Brasile hanno rifiutato di partecipare. Senza la Russia, un incontro del genere non ha senso, sostengono. Altri Paesi, soprattutto del Sud globale, non si sono iscritti per lo stesso motivo o non saranno rappresentati ai massimi livelli. L’India sarà presente con una “delegazione di alto livello”, secondo quanto riferito da Zelensky dopo aver incontrato il premier Narendra Modi a margine del G7.