Cristiana Capotondi negli ultimi anni ha dato vita a personaggi intensi e drammatici: è stata Lucia Annibali, l’avvocatessa sfregiata in volto con l’acido dal suo ex, per una fiction tv, mentre nei film “7 minuti” di Michele Placido era un’operaia che lotta per i propri diritti e in “Nina” di Marco Tullio Giordana, una donna che subisce abusi sul lavoro. A maggio inizierà a girare ‘”Sei bellissima”, fiction Rai sul tema del femminicidio. Ma a Cortinametraggio, il festival dedicato ai corti, a cui ha partecipato come giurata per il premio Medusa al miglior soggetto, ha rivelato che sogna un grande ruolo in una commedia commedia e un film in costume.
“Io amo molto la commedia, ne ho fatta ma secondo me devo ancora trovare il personaggio all’interno della commedia che mi rappresenta di più in questi anni della mia vita. Al cinema quest’inverno in particolare, in questa stagione, ci sono stati dei personaggi in costume straordinari e io sempre di più mi ritrovo a cercarli anche su Netflix, sulle piattaforme. Io poi sono una appassionata di biografie storiche, penso a Caterina seconda di Russia, che è una donna che ha una storia molto particolare”.[irp]
I film in costume in America sarebbe più facile farlo, ma l’attrice non è subisce il richiamo di Hollywood. E’ un mondo che guardo e che mi sembra molto distante, e poi non ho questa ambizione. L’ambizione è far bene nella mia lingua, nel mio Paese, poi l’ambizione sarebbe fare un film italiano selezionato nella cinquina per il miglior film in lingua straniera”. Capotondi oltre che attrice è regista di corti, appassionata di calcio, vicepresidente della Lega Pro, promotrice di Fuoricinema, il festival di che si svolge a Milano, la sua città di adozione. A proposito di questa e della sua città, Roma, dice.
“E’ sempre la città più bella del mondo. Oggi è facile parlar male di Roma, però dico che è un peccato vederla così, però è pure il cittadino a cui quasi non gliene frega niente”. “Milano è una città che si muove e ti obbliga a muoverti, perché altrimenti ti tiene in un angolo. La persona di fronte a te vuole sapere che fai, e quante cose fai e con chi le fai, che cosa stai facendo per la città? Ed è piacevole sapere che esiste una città che ti obbliga a, da un lato, e dall’altro che sta diventando sempre di più un luogo al quale dare”.