Avvisi di conclusione indagini sono stati emessi dalla Procura di Catania nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dell’appalto da 100 milioni di euro del Cara di Mineo, nata da un filone di ‘Mafia Capitale’. Tra i destinatari del provvedimento il sottosegretario all’Agricoltura ed esponente di spicco del Ncd in Sicilia, Giuseppe Castiglione. I reati contestati, a vario titolo, a una decina di indagati, tra i quali Luca Odevaine, sono corruzione, finalizzata anche ad acquisire vantaggi elettorali, e turbativa d’asta. “Dopo 18 mesi da quando sono stato indagato, adesso – ha commentato il sottosegretario – potrò dare le mie spiegazioni, chiarirò all’autorità giudiziaria puntualmente la mia posizione ed il mio comportamento così come dimostrato nelle sedi istituzionali improntati a massima trasparenza, rigore e correttezza”.
Al centro dell’inchiesta l’appalto da 96 milioni e 900mila euro bandito dal Consorzio Calatino Terra di Accoglienza per l’affidamento triennale della gestione del Cara di Mineo. A fare da detonatore è stata “Mafia Capitale” e Luca Odevaine, chiamato nel 2011 come esperto del Consorzio di Comuni ‘Calatino Terra d’Accoglienza’. Proprio questo è stato uno degli elementi che ha indotto la Procura di Roma a trasmettere parte delle carte alla Dda di Catania. Ma ci sono anche appalti antecedenti all’attenzione delle due Procure etnee, quelli di quando al vertice del consorzio c’era il sottosegretario Castiglione, il cui attuale incarico governativo non c’entra con le indagini. Prima lo era in qualità di presidente della Provincia di Catania, soggetto attuatore; poi, quando la competenza nel 2013 è passata al ministero dell’Interno, come presidente del consorzio. Un ‘faro’ sull’appalto da quasi 100 milioni di euro era stato acceso anche dall’Autorità Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone che alle Procure di Catania e Caltagirone ha inviato la documentazione sull’appalto per la gestione della struttura, definendo la gara “illegittima” e lesiva dei principi di “concorrenza” e “trasparenza”.