Il Tribunale Vaticano ha emesso una sentenza storica nel processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, concentrandosi sulla controversa compravendita del Palazzo di Londra. Il cardinale Angelo Becciu è stato condannato a cinque anni e sei mesi di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e una multa di 8.000 euro. La sentenza ha ritenuto Becciu colpevole di tre capi d’imputazione, di cui due per peculato e uno per truffa. Il dibattimento è durato due anni e mezzo, il più lungo che la Santa Sede abbia mai conosciuto. L’avvocato del cardinale, Fabio Viglione, ha risposto annunciando l’intenzione di fare appello, ribadendo l’innocenza del suo cliente. Questa mossa segna l’inizio di una nuova fase legale in un caso che ha scosso le fondamenta del Vaticano, coinvolgendo diversi personaggi di spicco e svelando intricati dettagli sulla gestione finanziaria della Chiesa.
“Nonostante la pronuncia, esprimiamo profonda amarezza nel constatare che l’innocenza del Cardinale Becciu non è stata proclamata dalla sentenza, nonostante tutte le accuse si siano rivelate completamente infondate – affermano i due difensori Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione -. Le prove emerse nel processo, la genesi delle accuse al Cardinale, frutto di una dimostrata macchinazione ai suoi danni, e la Sua innocenza, ci consentono di guardare all’appello con immutata fiducia. Rispettiamo la sentenza, leggeremo le motivazioni, ma rimaniamo certi che verrà prima o poi riconosciuta l’assurdità delle accuse contro il Cardinale e dunque la verità: Sua Eminenza Becciu è innocente,” proseguono gli avvocati.
Le condanne
Le dichiarazioni dei difensori di Becciu, Marzo e Viglione, hanno evidenziato l’amarezza per il verdetto, ribadendo l’infondatezza delle accuse e sottolineando l’innocenza del cardinale. Secondo loro, le prove emerse nel processo dimostrano una macchinazione ai danni di Becciu, e guardano all’appello con immutata fiducia. Le condanne non si sono limitate al cardinale Becciu; altre figure chiave coinvolte nel processo hanno ricevuto pene significative. Renè Bruehlart e Tommaso Di Ruzza: multa di 1.750 euro; Enrico Crasso: 7 anni di reclusione e 10 mila euro di multa con interdizione perpetua dai pubblici uffici; Raffaele Mincione: 5 anni e 6 mesi di reclusione, 8.000 euro di multa con interdizione perpetua dai pubblici uffici; Angelo Becciu: 5 anni e 6 mesi di reclusione, 8 mila euro di multa con interdizione perpetua dai pubblici uffici; Fabrizio Tirabassi: 7 anni e 6 mesi e 10 mila euro di multa con interdizione perpetua dai pubblici uffici; Nicola Squillace: previa concessione delle circostanze attenuanti generiche, alla pena sospesa, 1 anno e 10 mesi di reclusione; Gianluigi Torzi: 6 anni di reclusione e 6 mila euro di multa, alla interdizione perpetua dai pubblici uffici e alla sottoposizione alla vigilanza speciale per un anno; Cecilia Marogna: 3 anni e 9 mesi di reclusione con interdizione temporanea dai pubblici uffici per uguale periodo; Logsic Humanitarne Dejavnosti D.O.O. alla sanzione pecuniaria di 40 mila euro e e al divieto di contrattare con le autorita’ pubbliche per anni due.
Risarcimento danni per 200 milioni
Inoltre il Tribunale ha ordinato la confisca per equivalente delle somme costituenti corpo dei reati contestati per oltre 166 milioni di euro complessivi. Gli imputati sono stati infine condannati, in solido tra loro, al risarcimento dei danni in favore delle parti civili, liquidati complessivamente in oltre 200 milioni di euro. Il tribunale ha inoltre ordinato che tutti i risarcimenti vadano depositati presso un conto specifico presso lo Ior, sottolineando l’applicazione della Dottrina Mitterrand che centralizza le risorse della Santa Sede presso l’Istituto per le Opere di Religione. Nel corso del processo, il presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, ha espresso gratitudine a quanti hanno reso possibile la celebrazione del processo, sottolineando l’ampiezza e l’accuratezza del dibattimento come la cifra del giudizio. Ha riconosciuto il contraddittorio tra le parti come il metodo migliore per avvicinarsi alla verità processuale e ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito all’attività del collegio giudicante. Il processo, definito il “century trial”, rappresenta uno dei capitoli più complessi nella storia giuridica della Città del Vaticano. L’attenzione rimane alta mentre le parti coinvolte si preparano a una nuova fase legale, prospettando ulteriori sviluppi in questa intricata vicenda che ha messo sotto i riflettori la gestione finanziaria della Chiesa cattolica.