E’ stato presentato all’ultima Mostra di Venezia, alle Giornate degli autori, dove ha vinto il premio per la migliore scoperta italiana e quello per la miglior attrice esordiente. E’ adesso nelle sale italiane, si prepara ad andare al London Film Festival, a Goteborg e altri festival, e punta al mercato estero. E pensare che il film “Arianna” è un opera prima, e affronta un tema coraggioso. Abbiamo incontrato il giovane regista romano, Carlo Lavagna. “Ho preso un tema molto specifico, la scoperta della propria sessualità e della propria identità attraverso la storia di questa ragazza intersex, diciamo ermafrodita, che pensa di essere una ragazza invece poi durante alcuni giorni passati nella casa dove non tornava da quando era piccola, le riaffiorano delle memorie e inizia una sua scoperta personale sulla sua identità”.La storia della 19enne Arianna, interpretata da Ondina Quadri, è una storia che Lavagna ha sempre voluto raccontare. “Per me questa è una storia che parte da alcuni sogni che facevo da piccolo, che poi si sono trasformati nella voglia di farne un documentario quando sono stato negli Usa e ho conosciuto le prime associazioni intersessuali che si stavano formando in quegli anni”. Ha deciso così di farne un film, in Italia, e ci ha lavorato diversi anni. “Mi sono documentato più che potessi, ho sviscerato il tema che mi riguardava, perché era una domanda sull’identità che mi facevo, ho detto vediamo chi ne ha scritto e se ci sono film che hanno già trattato il tema, ho letto ‘Middlesex’, ma ci sono tanti libri, Orlando, Ovidio, le fonti sono molteplici”. “Arianna” è il primo film italiano sull’ermafroditismo e la protagonista Ondina, attrice esordiente, appare a suo agio in un ruolo complicato. “Ondina era perfetta, dal punto di vista fisico, delle movenze, essendo il suo primo film abbiamo fatto un lungo lavoro di crescita, entrambi, ma si è gettata con grande naturalezza nel personaggio”. Dopo la promozione del film ha già un nuovo progetto? “Sto scrivendo idee molto diverse da questo film, ma è prematuro, viviamoci il presente, poi vediamo”.
