di Laura Donato
Carmen torna in Arena, ma in forma da concerto. Dopo la messa in scena dello scorso anno, torna in un Gala dedicato all’eroina di Merimée e Bizet e alle sonorità andaluse. Le più belle pagine dell’opera di Bizet unite a quelle dal fascino iberico di Asturias di Albeniz, in una trascrizione per mandolino e orchestra, e la Carmen Fantasy di Sarasate. Protagonista indiscussa della serata Anita Rachvelishvili, oggi una delle mezzosoprano internazionali che più incarna sulla scena e vocalmente lo spirito della fatale Carmen. Pur scegliendo per la serata dello scorso 24 luglio una linea più lirica con cui dare vita alla sensuale gitana, Anita Rachvelishvili interpreta una Carmen, calda, dai toni ricchi, in un crescendo culminante nel duetto finale. Assieme a lei sul palco il cileno Carlo Ventre, come Don Josè, il baritono Dalibor Janis, Escamillo ed Irina Lungu, Micaela. Quest’ultima, arrivata a sostituire all’ultimo minuto l’italiana Carmen Giannattasio, si è rivelata il perfetto alter ego di Carmen: tanto esplosiva nel suo rosso abito la Carmen della Rachvelishvili, tanto riservata, dolce, ma forte, la Micaela della Lungu. Una voce la sua che ha saputo sfruttare la liricità della sua voce al servizio del personaggio sia nel duetto con Don Josè del primo atto che nell’Aria del terzo. Tra una scena e l’altra della Carmen di Bizet la Fantasia sui temi dell’opera di Bizet creata da Pablo de Sarasate. Ad interpretarla il giovanissimo violinista, appena 17enne, Giovanni Andrea Zanon, che pur manifestando una certa perizia tecnica, si è dimostrato ancora acerbo nel cogliere le diverse sfumature della composizione, e nella conoscenza di certi segreti dell’archetto che avrebbero di sicuro reso ben più fluidi certi passaggi.
Ottima la prova qui del maestro e dell’orchestra nel supportare il solista anche se ciò comportava una scelta di tempi a volte troppo lenti. Scelta che ha accompagnato anche le prove del tenore Carlo Ventre e Dalibor Jenis nell’Aria del Fiore e in quella del Toreador. Scelta che ha sì in qualche modo supportato la performance dei due interpreti, ma che ha privato le due pagine di intensità espressiva. Al centro del secondo tempo la trascrizione per mandolino e orchestra della celebre Asturias di Isaac Albeniz. Una trascrizione che nulla ha tolto al fascino della pagina per chitarra. Questo anche grazie alla perizia interpretativa e tecnica del mandolinista Jacob Reuen, e dell’orchestra dell’Arena in un duetto da magica atmosfera. Punto di forza della serata nuche la compagine corale e di ballo dell’Arena. Grazie a loro le più belle pagine corali della Carmen hanno preso vita grazie anche all’ausilio del colorato corpo di ballo su coreografie che richiamavano il puro stile gitano e flamenco, mentre i solisti si esibivano su altre più stilizzate, che riprendevano la Carmen firmata da Roland Petit. Una serata, inizialmente funestata da nubi incombenti e previsioni di pioggia, nata con l’idea di celebrare l’opera di Bizet, e conclusasi in un tripudio di candeline e di applausi all’indirizzo degli interpreti e del direttore.
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