Questi sono vigneti di Merlot, Syrah e Chardonnay, ma non siamo nella campagna italiana o in quella francese. Siamo in Etiopia, a soli 100 miglia a sud della capitale Addis Abeba, dove il colosso transalpino Castel quest’anno ha imbottigliato la sua prima annata di vino prodotto sul posto. “Il nostro obiettivo – racconta il direttore della cantina, Olivier Spillebout – è proprio quello di offrire questo vino agli etiopi, un vino di buona qualità, con un buon prezzo e così via”.
L’azienda francese punta a vendere la metà della produzione di quest’anno, 1,2 milioni di bottiglie, al mercato interno e l’altra metà a etiopi che vivono all’estero. Ma il governo spera anche che il vino possa migliorare l’immagine dell’Etiopia nel mondo e attirare così più investimenti esteri a sostegno di un’economia che sta già crescendo dell’11 per cento all’anno, uno dei tassi più alti dell’Africa. “Secondo la nostra visione – racconta il ministro dell’Industria Abtew Ahmed – l’Etiopia sarà un centro per l’industria leggera, un punto di riferimento africano per l’industria leggera ad alta intensità di lavoro”. Il terreno sabbioso, una stagione delle piogge di breve durata, il basso costo dei terreni e la manodopera abbondante rendono comunque l’Etiopia un luogo ideale per la produzione di vino. E sul fronte delle vendite non sono già mancate le sorprese come quella di un uomo d’affari cinese che si è portato a casa 24.000 bottiglie.(immagini Afp)
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