Lanciato nell’immediatezza del sisma del 24 agosto, “Casa Italia” muove oggi i primi passi con una lunga serie di incontri tra il governo e le istituzioni locali, le associazioni imprenditoriali e di professionisti, i sindacati, gli ambientalisti. L’avvio di un lavoro che “credo debba andare avanti almeno per un decennio”, spiega Matteo Renzi, aprendo a palazzo Chigi la giornata di confronto. Sapendo che su un progetto di questo orizzonte ci si dovrà prendere il tempo necessario per “fare le cose per bene”, senza fretta: “Dobbiamo immaginare una scommessa non per i prossimi mesi ma per i prossimi anni, un lavoro che non deve dare risultati domattina ma che rappresenti un’opera di vera prevenzione e serietà”, chiarisce ancora Renzi. Che insiste nel chiedere un approccio bipartisan, tenendo al riparo dalle polemiche politiche un progetto che potrebbe durare anche oltre la sua permanenza a palazzo Chigi: “Evitiamo che su questo si giochi alcuna battaglia politica”, è l’appello. E che il premier voglia ragionare in un’ottica di sistema Paese lo testimonia la ‘riapertura’ – dopo mesi – di quella Sala Verde, luogo classico delle riunioni tra governo e parti sociali che proprio Renzi aveva indicato come simbolo di una politica che discute ma non decide. Stavolta invece il premier ha voluto incontrare praticamente tutti i corpi intermedi del Paese, affiancato dal sottosegretario Claudio De Vincenti e dal rettore del Politecnico di Milano, Giovanni Azzone, che Renzi ha voluto alla guida del progetto di messa in sicurezza del territorio.
In realtà un piano ancora più vasto, che il premier definisce “una scommessa infrastrutturale che tenga insieme interventi sulle scuole, bonifiche, banda larga, dissesto idrogeologico, periferie, impianti sportivi, tutto articolato insieme per un progetto complessivo che abbia linee guida chiare e una regia di insieme”. Il senso è che “in Italia si torna a progettare, si torna a fare progettazione con criteri nuovi e tecnicamente all’avanguardia”. Ovvero, chiarisce De Vincenti, “una strategia complessiva per il nostro Paese come ‘casa degli italiani’, un Paese in cui ci sono le migliori condizioni per vivere, per lavorare, per lo sviluppo del Paese”. L’esordio è senz’altro positivo: dai sindacati agli enti locali, dagli imprenditori ai professionisti, tutti danno la massima disponibilità a collaborare, a fornire suggerimenti. Nelle prossime settimane, spiega De Vincenti, “procederemo sulla base della documentazione che ognuna delle associazioni ci farà pervenire, avremo un’interazione diretta con ogni soggetto oggi presente qui a palazzo Chigi”.
E “a fine settembre – è il timing fissato da Renzi – tireremo le somme e si procederà con la verifica tecnica”. Per essere “operativi in tempi brevi”, assicura Azzone. Ancora da affrontare invece il nodo delle risorse: gli enti locali chiedono di scomputare i loro investimenti dal patto di stabilità interno, i sindacati chiedono di ingaggiare battaglia a Bruxelles per ottenere lo scomputo dal patto di stabilità europeo. E De Vincenti spiega: “E’ un tema che va collegato con quelle che saranno le valutazioni effettive circa il fabbisogno di risorse che la strategia che vogliamo avviare richiederà”. Insomma, prima si dovrà capire quanto serve, poi ci si muoverà di conseguenza. Sapendo, come ha detto più volte Renzi, che “quel che serve lo prendiamo”. Quanto ai contenuti del piano, è ovviamente Azzone a tirare le somme, indicando quattro tipi di azione: semplificazione delle procedure, analisi delle informazioni, linee guida per l’intervento, e soprattutto un’opera di formazione che riguardi “60 milioni di italiani”.