Casaleggio jr: non mi candido, gestisco la democrazia online dei Cinquestelle

L’EREDE POLITICO Parla il figlio di Gianroberto: con Grillo a Roma un “successo grazie a regole volute da mio padre”

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“Non intendo candidarmi, né fare politica in prima persona. Intendo occuparmi dello sviluppo delle applicazioni di democrazia diretta del Movimento 5 stelle in rete affinché tutti i cittadini possano fare politica”. Con questo biglietto da visita, affidato a una intervista molto istituzionale, molto soft, concessa al Corriere della sera, Davide Casaleggio si presenta agli italiani dopo anni di silenzio e di supporto più tecnico che politico alla “visione” politica del padre Gianroberto, recentemente scomparso. La sua presenza a Roma al fianco di Beppe Grillo (tornato oggi a scansare i giornalisti accusandoli di “non capire nulla” e di essere “fuori dalla realtà”), non è stata solo dovuta all’occasione di festa rappresentata dall’elezione di Virginia Raggi sindaca della capitale. Con la scelta, già adottata prima di morire dal padre Gianroberto e dello stesso Grillo, di rassicurare l’elettorato tenendo il più possibile in disparte il fondatore nel corso della campagna elettorale per le elezioni comunali, il profilo pubblico del M5s si è ulteriormente sbilanciato in favore del direttorio. Quello che i mal di pancia interni chiamano il M5S dei “belli”, delle stelle della rete come Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista.

Subito dopo la morte di Gianroberto, fondatore di quella Casaleggio associati che tira le fila della comunicazione M5s, fu Luigi Di Maio a provare a fissare la nuova gerarchia interna del Movimento, spiegando a Fabio Fazio su Raitre che “a Davide Casaleggio va solo la gestione delle piattaforme informatiche ma non la gestione politica”. Un paio di settimane dopo, la sospensione, prologo della più che probabile espulsione del sindaco di Parma Federico Pizzarotti dal M5S, aveva invece fatto emergere una gestione più articolata del movimento. E in quei giorni non mancava chi giurava sul ruolo decisivo di Casaleggio jr. nella scelta di adottare il provvedimento disciplinare contro il primo cittadino, da tempo in rotta coi vertici. Già prima della scomparsa di Casaleggio padre, il cofondatore del M5s, tutte le fonti interne si dicevano certe del fatto che “senza l’appoggio di Grillo Davide Casaleggio non ce la può fare”. Nel movimento c’erano e ci sono dubbi sulla strada dell’ereditarietà della carica, anche perché a Davide non vengono riconosciute la capacità visionaria e il carisma del suo predecessore. Ma non pochi lo vedono come un possibile contrappeso al primato di Di Maio e soci, reso sempre più solido da una visibilità mediatica travolgente e da una abilità comunicativa sempre più solida.

La tre giorni romana ha sciolto ogni dubbio: Casaleggio si è fatto vedere con Grillo, ha soggiornato nello stesso albergo, ha tenuto riunioni non solo con il direttorio ma anche con altre figure del circolo più stretto dei seguaci di Beppe Grillo, come Nicola Morra o Roberta Lombardi. Lui garantisce pubblicamente che non si candiderà e non assumerà ruoli istituzionali pubblici. Ma governando lo sviluppo “delle applicazioni di democrazia diretta del Movimento 5 stelle in rete”, di fatto, rivendica il suo ruolo nella cabina di regia dei 5 stelle che hanno lanciato la sfida a Matteo Renzi per la conquista di Palazzo Chigi. Questo perché la democrazia diretta, per i 5 stelle della prima ora, è l’identità stessa del movimento: “Per mio padre – spiega al Corriere – la stella polare del movimento era il movimento stesso che si esprime online tramite i propri iscritti seguendo le poche regole che sono state fissate. Questa è l’impostazione che ne garantisce il successo”. Impostazione della quale, dopo Roma è più chiaro, Casaleggio jr. si considera garante. Red. Pol.