Politica

Casaleggio: “Non mollo”. Ma i Cinquestelle discutono del nuovo capo

di Giuseppe Novelli

Luigi Di Maio

Gianroberto Casaleggio in trincea: “Non mollo”, scrive sul blog di Beppe Grillo dopo che la Stampa di Torino lo chiama in causa, per le sue condizioni di salute che gli rendono difficile fare la sua parte nel dirigere il Movimento 5 stelle, e per lo spazio politico crescente che in questa situazione sta assumendo il figlio Davide. Casaleggio prende di mira l’autore dell’articolo, definito “sciacallo”, ma, a microfoni spenti, più di un parlamentare M5S ammette che la fonte dell’articolo è chiaramente interna al movimento, in particolare laddove si parla di “webstar accecate dalla vita romana” pronte alla congiura contro i Casaleggio, padre e figlio. Si tratta, dicono in Parlamento, di una fonte che appartiene a quell’area di malcontento emersa da tempo nei gruppi parlamentari stellati, dopo la nomina del direttorio e la liberalizzazione delle partecipazioni televisive; evoluzione che ha creato una “prima fila” di deputati e senatori, che con la maggiore visibilità si è appropriata anche di un significativo potere decisionale.  Le fonti ufficiali fanno muro: “Basta sciacalli, Gianroberto siamo tutti con te”, tuonano in una nota congiunta Michele Dell’Orco e Nunzia Catalfo, rispettivamente capigruppo del M5S di Camera e Senato. “Tensioni interne non ne vedo e non ne sento, ne vengo informato da voi”, è la sola risposta di Vito Crimi, senatore storicamente molto vicino al “guru” della comunicazione, a una domanda sul caso. E chi ha seguito le chat interne dei deputati giura che oggi di questo tema non si è parlato, ma si è discusso del caso Galan e dei parlamentari M5S che non potranno partecipare all’ultimo passaggio parlamentare del ddl di riforma costituzionale perché sospesi dopo le proteste sul cosiddetto decreto mutui.

Ma il tema dei futuri assetti della creatura di Beppe Grillo è sul tavolo da tempo, anche perché il comico genovese è sempre più distaccato dalla vita del movimento, e restìo, raccontano a Montecitorio, perfino ad accettare inviti dagli attivisti in piazza per le manifestazioni elettorali delle amministrative. Qualche settimana fa è stato Roberto Fico, uno dei big del direttorio, a chiedere a deputati e senatori, nel corso di una assemblea congiunta dei gruppi, un bilancio di ciò che ha funzionato e ciò che non ha funzionato in questi tre anni di legislatura. Più di un intervento gli ha risposto chiedendo un allargamento del direttorio e un maggiore coordinamento con i territori, nota dolente dopo la confusa gestione del caso dell’aministrazione comunale di Quarto, in Campania. Anche l’ipotesi di piccoli direttorii regionali è sul tavolo. Quanto a Davide Casaleggio, “non è scontata una successione ereditaria nella gestione della comunicazione a 5 stelle”, osserva un parlamentare tradizionalmente schierato con i più “ortodossi”. “A patto però che – aggiunge – non significhi semplicemente che c’è qualcuno che vuole il suo posto, perché lui il suo lavoro lo sa fare”.

Non è scontata però anche perché, nello stesso gruppo parlamentare c’è chi trova che “non sarebbe carino, per noi che abbiamo sempre difeso il merito, un passaggio da padre in figlio”. Ma d’altro canto “è pericoloso anche il fatto che ci sia un gruppo ristretto che decide per tutti”. Insomma, nel M5S ci sono i “casaleggiani” e i seguaci di Luigi Di Maio, ma c’è anche il fronte dei neutrali, che diffida tanto del direttorio quanto di una soluzione dinastica. E la partita, come è sempre accaduto da quando il movimento è approdato in Parlamento, si gioca al chiuso ma di tanto in tanto straripa sulle pagine dei giornali. In forma prevalentemente, quando non esclusivamente, anonima.

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