“Caso De Luca”, Renzi si tiene alla larga e aspetta le indagini

“Caso De Luca”, Renzi si tiene alla larga e aspetta le indagini
12 novembre 2015

di Giuseppe Novelli

Niente automatismi con Ignazio Marino, ma neanche una difesa incondizionata di Vincenzo De Luca. Matteo Renzi per ora si tiene alla larga dalla nuova vicenda giudiziaria che riguarda il presidente della Campania e la cautela del Pd trapela bene dalle parole fatte filtrare ufficiosamente da fonti del partito: “Garantismo”, “fiducia nella magistratura”, ma anche l’invito al governatore a “lavorare sulle emergenze”. Una prudenza, peraltro, adottata anche dalla minoranza del partito, che per il momento evita di attaccare il segretario-premier come invece fanno da Sinistra italiana. Nel corso della giornata di ieri era circolata una voce più generosa nei confronti di De Luca, una posizione attribuita sempre al Pd che definiva il presidente della Regione estraneo alla vicenda. Nel pomeriggio, invece, la linea ufficiosa più cauta. Il punto, come spiega un fedelissimo di Renzi, è che “finché non si capisce bene di cosa stiamo parlando, non ha senso prendere posizione”. De Luca non è Marino, questo per Renzi è chiaro e anche un autorevole esponente della minoranza lo riconosce: “A Roma c’era un problema politico, Marino non si è dimesso mica per gli scontrini…”.

Ma, certo, la vicenda preoccupa, come dice pure il ministro della Giustizia, Andrea Orlando: “Sono preoccupato perché purtroppo è una vicenda che colpisce anche la giurisdizione e da questo punto di vista non si può che essere rammaricati”. Certo, anche Orlando precisa: “Sarei cauto nel trarre delle conclusioni perché siamo ancora ai primi indizi”. Ma, come dice un parlamentare renziano, “le accuse sono gravi e bisogna capire cosa è successo. Lui dice di essere stato minacciato? Però allora avrebbe dovuto denunciare la cosa… Vediamo meglio come si sviluppano le indagini: se escono fuori elementi più concreti a suo carico, non sarà Renzi a chiedere le dimissioni, sarà De Luca per primo che sarà costretto a lasciare. Anche perché, come dimostra la vicenda di Maurizio Lupi, poi ci si difende meglio…”. Una prudenza che, appunto, emerge anche dalla linea ufficiosa fatta filtrare dopo l’iniziale endorsement a De Luca. “Fiducia totale nel lavoro dei magistrati, massimo garantismo nei confronti degli indagati”. “L’indagine della magistratura faccia il suo corso – proseguono le stesse fonti – la regione Campania lavori sulle emergenze e sulle priorità a partire da Terra dei Fuochi e Bagnoli”.

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Proprio il richiamo finale ad occuparsi delle “emergenze” la dice lunga sullo stato d’allerta al quartier generale Pd. Anche Marino, inizialmente, venne difeso come “argine a mafia-capitale”, ma invitato a dare “una svolta” all’amministrazione della città. E anche nel caso del sottosegretario Elisabetta Barracciu il governo ha difeso la linea garantista finché è stato possibile, ovvero fino a quando c’era solo l’avviso di garanzia, ma le cose sono cambiate con il rinvio a giudizio. Del resto, è facile capire che il premier non abbia alcuna voglia di aprire un caso-Campania dopo le dimissioni di Marino a Roma e di fronte ad una tornata di comunali che si preannuncia tutt’altro che facile. Ma De Luca, ragiona più di un parlamentare renziano, non può nemmeno contare su una difesa a prescindere da parte del governo e del partito. Renzi per ora evita di prendere posizione pubblicamente, aspetta gli sviluppi delle indagini e si attesta sul consueto garantismo, ma fa capire che la vicenda la segue con attenzione e anche con qualche preoccupazione.

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