Caso Donzelli, Procura di Roma apre inchiesta. Nordio: “Il 41 bis non si tocca”
Avviati accertamenti in seguito ad esposto di Bonelli. Il Guardasigilli: “Lo stato di salute non può essere però motivo di pressione per lo Stato” VIDEO
La Procura della Capitale ha aperto un fascicolo d’inchiesta in relazione alle dichiarazioni del deputato Giovanni Donzelli sulle intercettazioni connesse al caso di Alfredo Cospito. Gli accertamenti – secondo quanto si è appreso – sono stati avviati in seguito ad un esposto presentato dal parlamentare Angelo Bonelli. Nell’atto si fa riferimento ai reati di rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, perché sarebbero state rese pubbliche delle captazioni ambientali realizzate dall’amministrazione penitenziaria. Gli accertamenti avviati dalla Procura della Capitale in relazione a quanto dichiarato dal deputato di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, sono stati decisi alla luce dell’esposto presentato dal parlamentare dei Verdi Angelo Bonelli secondo cui sono state rese note in aula ha intercettazioni ambientali del Dap tra esponenti della `Ndrangheta e della Camorra con Alfredo Cospito.
Nell’atto, rimesso alla valutazione dei magistrati, si ipotizzano le fattispecie di rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio. Secondo quanto ricostruito da Bonelli, lui ha “sollecitato in aula più volte l’onorevole Donzelli, che ricopre il ruolo di vicepresidente del Copasir” ed aveva affermato “di essere venuto in possesso di queste dettagliate informazioni e del contenuto di queste conversazioni direttamente dal mistero della Giustizia, aggiungendo che ogni parlamentare se ne avesse fatto richiesta le avrebbe potute avere”. Ma “nella realtà queste informazioni sensibili che hanno carattere riservato non sono nella disponibilità dei parlamentari”. Bonelli aggiunge inoltre che “nella serata del 31 gennaio il viceministro alla giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, affermava di essere stato lui a dare le informazioni, se non addirittura la relazione integrale stessa del Dap, all’onorevole Donzelli”.
Sulla base di tutto questo Bonelli sollecita ai pubblici ministeri “si compiano tutte le necessarie indagini e all’esito ne venga valutata la eventuale rilevanza penale a partire dall’eventuale violazione dell’art.326 de codice penale, perseguendo i soggetti che ne dovessero risultare responsabili, per tutti quei reati che nei fatti esposti dovessero essere ravvisati”. Intanto, per il Guardasigilli il 41 bis non si tocca e per un’eventuale revoca del regime di carcere duro a favore di Alfredo Cospito, l’anarchico in sciopero della fame, occorre il parere del giudice. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, parla nel corso di un’informativa urgente alla Camera, ribadendo che la normativa “non è mai stata in discussione” e “non è trattabile” perché “lo Stato di salute non può condizionare”.
“Apriremmo una diga a tutta una serie di pressioni da parte di detenuti che si trovano nello stesso stato” ha spiegato il Guardasigilli che quando ha deciso di non rispondere sul caso Donzelli, ovvero sulla rivelazione di conversazioni in carcere tra l’anarchico Cospito e alcuni esponenti della ‘Ndrangheta e Camorra, tutti in regime di 41 bis, alla Camera è esplosa la protesta. Un lungo boato delle opposizioni contro il quale il ministro con calma ha spiegato di non poter esprimere dichiarazioni dal momento che, sul caso, è stato aperto un fascicolo da parte della procura. Sulla questione 41-bis, Nordio ha invece ha sottolineato: “Attendiamo il parere del Procuratore di Torino. Per tutela massima del detenuto abbiamo inviato Cospito nel carcere di Opera. Non esiste un 41bis di serie A o di serie B, lo stato di salute non può essere però motivo di pressione per lo Stato”.