Caso pornostar, il giorno del giudizio per Trump. De Niro: “È colpevole, deve andare in carcere”

Caso pornostar, il giorno del giudizio per Trump. De Niro: “È colpevole, deve andare in carcere”
Donald Trump
29 maggio 2024

L’aula del tribunale è colma di tensione mentre difesa e accusa presentano le loro conclusioni nel processo che vede coinvolto l’ex presidente Donald Trump. Tra il pubblico spiccano tre dei suoi figli, Eric, Donald Trump Jr. e Tiffany, insieme alla nuora Lara. Mancano però all’appello la moglie Melania e la figlia prediletta Ivanka. Si avvicina così il giorno del giudizio nel caso della pornostar Stormy Daniels, con il giudice Juan Merchan pronto a dare le istruzioni alla giuria prima che si ritiri in camera di consiglio. Una decisione è attesa entro la fine della settimana.

“Questo è un giorno triste, un giorno molto pericoloso per l’America”, ha dichiarato il tycoon prima dell’udienza, alimentando ulteriormente l’atmosfera già tesa. Ad accrescere la pressione ci ha pensato anche la campagna di Joe Biden, che ha organizzato una conferenza stampa fuori dal tribunale con Robert De Niro. L’attore, noto per le sue posizioni critiche nei confronti di Trump, non ha risparmiato parole dure, definendolo “un tiranno” che “vuole seminare il caos” e “distruggere non solo il Paese ma il mondo”, un “clown” pericoloso come presidente.

 

 

L’avvocato di Trump, Todd Blanche, ha sostenuto con forza l’innocenza del suo cliente. “Il presidente Trump è innocente, questo è un verdetto di non colpevolezza facile e veloce”, ha affermato, puntando il dito contro Michael Cohen, l’ex fixer di Trump. Cohen ha testimoniato di aver pagato 130mila dollari alla pornostar Stormy Daniels su ordine di Trump per evitare che rivelasse la loro relazione, danneggiandolo così in campagna elettorale. Blanche ha cercato di demolire la credibilità di Cohen, mentre i procuratori hanno chiesto che Trump sia riconosciuto colpevole.

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Gli scenari

Lo scenario peggiore per Trump sarebbe una condanna unanime da parte dei 12 giurati, che lo renderebbe il primo ex presidente americano condannato in un processo penale e il primo candidato presidenziale a correre come pregiudicato. Tuttavia, questa condizione non gli impedirebbe di essere eletto. La pena, che verrebbe stabilita in un’udienza successiva, potrebbe variare da un massimo di 4 anni di carcere alla messa in prova o a una multa. La prigione appare improbabile a causa dell’età avanzata di Trump, della sua incensuratezza e delle complicazioni logistiche relative alla protezione del Secret Service in carcere. In caso di condanna, Trump farebbe appello, prolungando ulteriormente il procedimento.

La seconda possibilità è l’assoluzione. Se i giurati non riusciranno a raggiungere un verdetto unanime, il giudice potrà sollecitarli a un ulteriore sforzo, ma se anch’esso risulterà vano, dovrà annullare il processo. A quel punto, i procuratori dovranno decidere se ripresentare il caso o meno. La conclusione di questo processo segna un momento cruciale nella storia americana, con implicazioni che vanno ben oltre la sorte personale di Donald Trump.

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