Caso Riace, l’europarlamentare Avs Lucano condannato anche in Cassazione
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Mimmo Lucano
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a un anno e mezzo di reclusione, con pena sospesa, per Mimmo Lucano, sindaco di Riace ed europarlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs), per un singolo episodio di falso. Tuttavia, la sentenza della Suprema Corte ha sancito in via definitiva l’assoluzione di Lucano da tutte le altre accuse, tra cui quelle di truffa ai danni dello Stato, che avevano caratterizzato il processo “Xenia”. La decisione della Cassazione chiude un lungo iter giudiziario che aveva visto Lucano inizialmente condannato a 13 anni e due mesi di carcere in primo grado, pena poi ridotta in appello a 18 mesi con l’assoluzione per quasi tutti i reati contestati.
Il processo “Xenia” e le accuse
Il processo “Xenia” era scaturito da un’indagine della Guardia di Finanza sulla gestione dei progetti di accoglienza dei migranti a Riace, un piccolo comune calabrese diventato simbolo di integrazione e solidarietà grazie alle politiche innovative di Lucano. Nel 2021, il Tribunale di Locri aveva condannato Lucano a 13 anni e due mesi di carcere per una serie di reati, tra cui associazione a delinquere, falso, peculato, abuso d’ufficio e truffa, legati alla gestione dei fondi pubblici destinati all’accoglienza dei migranti.
Tuttavia, nell’ottobre 2023, la Corte d’Appello di Reggio Calabria aveva ribaltato gran parte della sentenza, assolvendo Lucano da quasi tutte le accuse e riducendo la pena a un anno e mezzo di reclusione con pena sospesa. La Cassazione ha ora confermato questa decisione, rigettando il ricorso della Procura generale di Reggio Calabria, che chiedeva l’annullamento delle assoluzioni per i reati di truffa e falso. La Suprema Corte ha inoltre dichiarato inammissibile il ricorso della Procura in relazione all’utilizzabilità delle intercettazioni, ritenute in gran parte inutilizzabili nel processo.
La condanna per falso
L’unica condanna confermata riguarda un episodio di falso, relativo alla firma di una delibera ritenuta falsa. Lucano è stato riconosciuto colpevole di falsità materiale e ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, in merito a un contributo ricevuto per l’accoglienza di alcuni migranti. Tuttavia, la pena sospesa significa che Lucano non dovrà scontare effettivamente la reclusione, a meno che non commetta un nuovo reato nel periodo di sospensione.
Le reazioni di Lucano e del suo legale
Dopo la sentenza, Mimmo Lucano ha espresso soddisfazione per l’esito del processo, definendolo una vittoria contro una “criminalizzazione ingiusta” del “modello Riace”. “Sono felice perché per anni si è criminalizzato ingiustamente il ‘modello Riace’, un progetto di avanguardia per l’accoglienza e per lo sviluppo di territori abbandonati. Un’idea che io voglio portare in Europa, per un’Europa della democrazia e dell’accoglienza”, ha dichiarato Lucano all’Adnkronos. “Ho subito un processo politico che oggi si chiude. Riace ha trasformato il dolore in speranza”, ha aggiunto.
Anche il suo avvocato, Andrea Daqua, ha commentato positivamente la sentenza, definendo il ricorso della Procura “assolutamente infondato”. “Si conclude una storia processuale ingiusta che aveva colpito una persona perbene e un uomo giusto”, ha affermato Daqua. “È stata una brutta storia, nei confronti di un uomo perbene, finita però nel migliore dei modi”.
Il “modello Riace” e il contesto politico
Mimmo Lucano, sindaco di Riace dal 2004 al 2018 e rieletto nel 2023, è diventato noto a livello internazionale per le sue politiche di accoglienza dei migranti, che hanno trasformato il piccolo borgo calabrese in un simbolo di integrazione e rinascita. Il “modello Riace” prevedeva l’inserimento dei migranti nella comunità locale, favorendo lo sviluppo economico e sociale di un’area altrimenti destinata allo spopolamento.
Tuttavia, queste politiche hanno anche attirato critiche e controversie, culminate nel processo “Xenia”. Lucano ha sempre sostenuto di essere vittima di una “macchinazione” volta a ostacolare il suo lavoro. “Era evidente che si trattava di una macchinazione perché avevamo fatto delle cose che interferivano con questioni che andavano al di là della questione Riace”, ha dichiarato, riferendosi agli accordi tra Italia e Libia sulla gestione dei migranti.
Con la sentenza della Cassazione, si chiude un capitolo doloroso per Mimmo Lucano e per il “modello Riace”. La condanna per un singolo episodio di falso, seppur confermata, è stata ridimensionata rispetto alle accuse iniziali, mentre l’assoluzione per i reati più gravi rappresenta una vittoria legale e simbolica per Lucano e per chi ha sostenuto il suo progetto di accoglienza. Ora, l’europarlamentare di Avs potrà continuare a portare avanti la sua battaglia per un’Europa più solidale e inclusiva, partendo proprio dall’esperienza di Riace.