Cronaca

Cassazione: reato se c’è riorganizzazione fascista

Il ‘saluto romano’ è un gesto che ha rilevanza penale se risulta espressione di un concreto pericolo di riorganizzazione del partito fascista. Le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito che in presenza di questi “rituali evocativi” si debba contestare la legge Scelba e non quella Mancino, relativa ad atti di discriminazione. La decisione dei giudici della Suprema Corte ha nello specifico annullato la condanna a due mesi di reclusione nei confronti di 8 imputati, esponenti di Casapound, Lealtà Azione e Forza Nuova. I fatti oggetto del processo sono relativi ad una manifestazione in memoria di Sergio Ramelli del 29 aprile 2016.

Ora dovrà esser la corte d’appello del capoluogo lombardo a stabilire se ci sono i presupposti o meno per affermare la penale responsabilità. L’impostazione della Cassazione non risolve, comunque, in modo semplice la questione che ha avuto nuovo spazio dopo il presidio a Roma, in via Acca Larentia, del 7 gennaio scorso. Anche perché, oggi, è stato stabilito che tra legge Scelba e Mancino “non c’è rapporto di specialità” e quindi “possono concorrere sia materialmente che formalmente in presenza dei presupposti di legge”. La scelta degli ermellini non ha premiato, inoltre, la linea proposta dall’avvocato generale dello Stato, Pietro Gaeta.

“E’ ovvio che il saluto fascista sia un’offesa alla sensibilità individuale” e diventa reato “quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico” – ha spiegato stamane nel corso del suo intervento – sottolineando: “Non possiamo avere sentenze a macchia di leopardo in cui lo stesso gruppo di persone viene condannato da un tribunale ed assolto da un altro”. Adesso c’è questo rischio? In attesa delle motivazioni della sentenza resa nota nel primo pomeriggio i difensori hanno spazio per dirsi soddisfatti.

L’avvocato Domenico Di Tullio spiega: “E’ stato sancito che il saluto romano non è reato a meno che ci sia il pericolo concreto di ricostituzione del partito fascista così come previsto dall’articolo 5 della legge Scelba oppure ci siano programmi concreti e attuali di discriminazione razziale o violenza razziale così come previsto dalla legge Mancino”. Insomma “se mancano sia il tentativo di ricostituzione o programmi di discriminazione ovviamente non è reato. La cerimonia del ‘presente’ quindi si può fare solo quando commemorativo come nel caso specifico – aggiunge – Nel caso di Acca Larentia e nelle migliaia di commemorazione fatte in Italia negli ultimi 70 anno, il saluto romano non è reato. Toccherà alla magistratura dimostrare in concreto, senza fare chiacchiere. Perché in Italia non si puniscono le opinioni”.

Il penalista Mario Giancaspro che assiste sei degli 8 imputati aggiunge: “E’ stato chiarito che il saluto romano non è un atto discriminatorio, ma un gesto che deve esser valutato ed assume rilevanza penale esclusivamente quando si rilevi un pericolo concreto di ricostituzione del disciolto partito fascista”.
Comunque – ha aggiunto – “non c’è il rischio di sentenze a macchia di leopardo, perché i giudici hanno deciso che se il saluto romano rimane a scopo commemorativo va ricondotto alla legge ‘Scelba’ e quindi sanzionato se ci sono elementi che possano portare ad una situazione di pericolo”.

Quali sono questi elementi?, si chiede. “Si verificano incidenti di piazza – spiega l’avvocato Giancaspro – c’è l’esposizione di simboli estremisti, si registra il volantinaggio che annuncia la ricostituzione del partito fascista… Se tutto questo non c’è bisogna parlare d’altro. Solo di una commemorazione”. Il 29 aprile 2016 cosa successe a Milano? “C’è stata una manifestazione regolarmente autorizzata – risponde il legale – E’ stata deposta una corona di fiori dove Sergio Ramelli fu aggredito e c’è una targa in memoria, ed è stato fatto il ‘presente’ in suo ricordo.
Nulla di più”.

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