Se ne andò a soli trent’anni in un banale incidente d’auto. Era il 1986. Annibale Ruccello, napoletano, il cui capolavoro “Ferdinando” è in scena al Piccolo Eliseo, era uno dei grandi talenti contemporanei del teatro. Eccolo, nelle parole degli interpreti. Gea Martire è Donna Clotilde: “Il linguaggio di Ruccello è un altissimo linguaggio teatrale come solo i grandi drammaturghi sanno usare – è un autore contemporaneo di altissima levatura, altissima, purtroppo prematuramente scomparso ma ci ha lasciato dei capolavori come questo “Ferdinando”. E ha sempre usato in questa grande opera come in altre che portano la sua firma, un linguaggio teatralissimo, compiuto, articolato, di grande spessore. Sicuramente la lingua napoletana è una lingua teatrale di grandi tradizioni che lui ha usato con sapienza”. “Io non conoscevo questo testo” dice Francesco Roccasecca, Ferdinando, “e mi ha folgorato mentre mi preparavo per il provino, me ne innamorai subito. Penso sia una delle opere più belle di Ruccello, e una di quelle che mi ha fatto avvicinare a lui”. E per Fulvio Cauteruccio, Don Catellino: “E’ molto intelligente l’operazione che fece trent’anni fa Ruccello, purtroppo non ci ha potuto regalare altre meraviglie come gli altri testi che sono ancora oggi rappresentati; io per esempio sono di adozione fiorentina e nella mia città è osannato ancora ed è uno degli ultimi grandi testi di fine Novecento”.