Madrid ha dato al presidente indipendentista catalano Carles Puigdemont fino alle 10 del mattino di giovedì 19 ottobre per tornare sui suoi passi sulla dichiarazione d’indipendenza della Catalogna, dopodiché userà l’arma costituzionale della sospensione dell’autonomia regionale. Puigdemont ha tempo cinque giorni per “chiarire” la sua posizione, ha detto il capo del governo spagnolo Mariano Rajoy. Se il leader catalano insisterà o non risponderà, Madrid è risposta a concedergli fino al 19 ottobre per fare marcia indietro, prima di prendere il controllo delle istituzioni catalane come previsto dall’articolo 155 della costituzione spagnola. La sospensione dell’autonomia, senza precedenti dal 1934, sarebbe considerata dei catalani come un affronto e potrebbe scatenare disordini in una regione attaccata alla propria lingua e alla propria cultura, che ha recuperato l’autonomia solo dopo al morte del dittatore Francisco Franco. Ieri, in una confusa seduta del parlamento catalano, “é stata annunciata una dichiarazione unilaterale d’indipendenza che poi è stata sospesa, ma che più tardi è stata firmata” ha riassunto sarcasticamente il leader del partito socialista, Pedro Sanchez, che ha parlato di “cerimonia dell’assurdo”. La leadership indipendentista catalana si appoggia alla vittoria dei sì al referendum di autodeterminazione proibito e contestato del 1 ottobre, con il 90% dei voti e il 43% di affluenza, per giustificare la dichiarazione d’indipendenza. In questa fase essa ha solo un carattere “simbolico” ha detto il portavoce del governo catalano Jordi Turull. “Quel che è accaduto ieri è stato patetico” ha detto Rajoy, che si è scagliato contro “la favola” degli indipendentisti.
Il capo del governo ha respinto al richiesta di dialogo del presidente catalano che anche oggi in un’intervista alla Cnn ha chiesto l’intervento di una “mediazione”. “Non c’è mediazione possibile tra la legge democratica e la disobbedienza, l’illegalità” ha risposto Rajoy. La Commissione europea ha ricordato con forza il “pieno rispetto dell’ordine costituzionale spagnolo”. Parigi, Berlino e Roma hanno denunciato il carattere “illegale” e “inaccettabile” di una dichiarazione d’indipendenza. A Madrid, il governo ha ricevuto il via libera dei socialisti, principale forza d’opposizione, all’avvio della procedura prevista dall’articolo 155, mai utilizzato finora. In cambio Rajoy e Sanchez hanno trovato un accordo per avviare i lavori di una riforma della costituzione dei prossimi mesi, per tentare di risolvere la più grave crisi politica spagnola dal ritorno alla democrazia nel 1977, che divide anche gli abitanti della Catalogna, dove vive un 17% di spagnoli. Oltre alla sospensione dell’autonomia, il governo ha altri strumenti a disposizione, come la dichiarazione dello stato di emergenza che gli consentirebbe di agire per decreto. Inoltre non è escluso l’arresto di Puigdemont e di altri dirigenti, nell’ambito dell’inchiesta già aperta per sedizione. Ma misure drastiche rischierebbero di provocare disordini in Catalogna, regione di 7,5 milioni di abitanti che pesa per il 19% del pil spagnolo. Madrid a settembre ha già preso la misura straordinaria di commissariare le casse regionali.