Puigdemont si candida e via Twitter inizia la campagna dal Belgio

4 novembre 2017

La Catalogna continua a tenere banco. Tra giustizia e politica la pirandelliana vicenda sull’indipendenza della regione spagnola vede da un lato il presidente catalano destituito da Madrid ancora in fuga in Belgio pronto a ricandidarsi; dall’altro, la Audiencia Nacional che ha respinto la richiesta di scarcerazione dei leader indipendentisti. Carles Puigdemont, ha dichiarato da Bruxelles di essere “disposto a essere candidato” alle elezioni del 21 dicembre in Spagna, anche se questo comporterà fare campagna elettorale dall’estero. L’ha annunciato lo stesso presidente catalano in un’intervista concessa a una televisione belga. “Sono disposto a essere candidato – ha dichiarato alla Rtbf -. Voglio essere un messaggero per i nostri concittadini””, insistendo per ottenere da Madrid “l’impegno a rispettare i risultati di queste elezioni”. Puigdemont ha anche lanciato via Twitter un appello per la formazione di una lista unitaria indipendentisti in vista delle elezioni del 21 dicembre, e contestualmente ha diffuso un manifesto e promosso una raccolta di firme sul web. “E’ il momento che tutti i democratici si uniscano. Per la catalogna, per la liberta’ dei prigionieri politici e per la Repubblica llistaunitaria.cat”, scrive Puigdemont. Alcuni minuti dopo il messaggio sono state raccolte quasi 1.000 firme per il manifesto che assicura che le elezioni “imposte dal governo spagnolo” sono una scelta tra “la democrazia e l’imposizione, tra i partiti sovranisti e “i distruttori dell’autogoverno”.

Il documento denuncia anche “la persecuzione giudiziaria e il linciaggio personale” istigato dal “nazionalismo spagnolo” e che gli ex consiglieri e i membri della Mesa del parlament sono “perseguitati per le idee politiche che difendono”. Va ricordato che la Spagna ha emesso un mandato di arresto europeo contro Puigdemont, destituito in esilio a Bruxelles questa settimana prima di comparire di fronte alla magistratura per rispondere del suo ruolo nel progetto indipendentista per la Catalogna. Il giudice madrileno incaricato di istruire il processo del percorso in Catalogna verso la dichiarazione di indipendenza del 27 ottobre ha emesso un mandato per “ribellione, sedizione, distrazione dei fondi pubblici e disobbedienza all’autorità”. La procura federale belga ha confermato di aver ricevuto il mandato di arresto che intende “studiare”. Prende di mira Puigdemont e quattro suoi “ministri” che hanno trovato rifugio in Belgio, quando dovevano essere ascoltati dal magistrato con altri tredici membri dell’ex esecutivo catalano e sei membri dell’ufficio del parlamento regionale. Intanto, la Audiencia Nacional, come detto, ha respinto la richiesta di scarcerazione dei leader delle due grandi organizzazioni indipendentiste della società civile catalana – Anc e Omnium – Jordi Sanchez e Jordi Cuixart, accusati di “sedizione” in relazione agli incidenti accaduti il 20 settembre a Barcellona. Lo riferisce il sito di El Pais, spiegando che il giudice ha bocciato il ricorso.

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Gli avvocati delle due parti avevano sostenuto che Sanchez e Cuixart dovevano essere rilasciati perché in quanto non sussisteva il pericolo di una reiterazione del delitto alla luce dell’evoluzione della situazione politica nella regione ribelle. Cuixart dirige Omnium Cultural e Sanchez è a capo dell’Assemblea nazionale catalana (Anc), le due più importanti associazioni indipendentiste di Catalogna, che contano decine di migliaia di membri. La giustizia li accusa di aver incoraggiato la folla a bloccare l’uscita di un edificio dove la Guardia Civil spagnola effettuava una perquisizione la notte del 20 settembre a Barcellona. Le guardie erano rimaste bloccate fino a metà della notte. L’annuncio dell’arresto e della detenzione dei due uomini aveva provocato manifestazioni di protesta in Catalogna. Ma il pugno duro di Madrid non piace a molti Paesi, tra cui la Scozia. La premier Nicola Sturgeon, infatti, ha criticato la detenzione di otto membri del governo catalano destituito da Madrid per il loro ruolo nella dichiarazione unilaterale di indipendenza della regione spagnola, chiedendo una soluzione democratica della crisi. “La divergenza sul futuro della Catalogna è politico. Dovrebbe essere risolto democraticamente, non mettendo in prigione gli oppositori”, ha scritto su Twitter Sturgeon, leader del fronte indipendentista scozzese. “A prescindere dall’opinione sulla Catalogna, l’arresto di leader eletti è sbagliato e dovrebbe essere condannato da tutti i democratici”, ha aggiunto la premier scozzese.

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