Catalogna, rinviata seduta parlamento. Giallo su presenza dell’esiliato Puigdemont

Catalogna, rinviata seduta parlamento. Giallo su presenza dell’esiliato Puigdemont
L'ex presidente regionale catalano, Carles Puigdemont
30 gennaio 2018

La seduta del parlamento catalano per l’investitura di Carles Puigdemont come presidente del governo regionale di Catalogna, in programma per oggi alle 15, è stata rinviata ‘sine die’. Lo ha annunciato il presidente dell’assemblea Roger Torrent. La corte costituzionale spagnola ha stabilito che il capo del governo regionale non può essere insediato se non è presente e senza il permesso della magistratura. Il premier di Madrid Mariano Rajoy poco fa aveva avvertito che Torrent deve rispettare la decisione della corte. Puigdemont, che secondo fonti di polizia è ancora a Bruxelles, aveva chiesto a Torrent di tutelare la sua immunita’ parlamentare e il suo diritto di assistere alla seduta durante la quale avrebbe potuto essere rieletto. Torrent “prenda le misure necessarie per salvaguardare i miei diritti”, aveva scritto Puigdemont suscitando la replica del primo ministro spagnolo, Mariano Rajoy, secondo cui “un signore fuggito dalla giustizia non puo’ essere presidente di nulla”. Puigdemont, inseguito da un mandato di cattura spagnolo, rischia l’arresto se rimette piede sul territorio spagnolo. In una lettera a Torrent rivendica di essere coperto dall’immunita’ e di non poter essere arrestato se non “in flagrante”. Intanto si registra un apparente colpo di scena o forse solo tattica. Puigdemont ha pubblicato sul suo profilo Instagram ( carlespuigdemont ) una foto di una strada vicino al Parlament di Barcellona. Parlament dove gli indipendentisti contano una risicata maggioranza di 70 voti su 135 per poterlo in teoria eleggere.

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Ma se Puigedmont fosse effettivamente in Spagna, cosa che forse vuole lasciare intendere con l’immagine, per creare come ha fatto ad arte negli ultimi mesi, suspence, sarebbe immediatamente arrestato. Puigdemont, infatti, da dopo la dichiarazione unilaterale di indipendenza della ‘Repubblica catalan’ e’ scappato in Belgio con alcuni suoi ex assessori, di cui 4 sono rimasti con lui nella capitale belga. Puigdemont accanto alla foto scrive: “A 24 ore dalla (mia) investitura. Per il Paese. Per la liberta’. Per le nostre istituzioni. Per la dignita’. Per il futuro. Per te”. Dunque, l’incertezza sulla investitura di Puigdemont alla guida della Generalitat e’ assoluta. L’ex presidente catalano, in Belgio da tre mesi in esilio volontario e al momento unico candidato alla presidenza con l’appoggio della maggioranza indipendentista, sta valutando in queste ore “tutte le opzioni possibili”. Ma esclusa la possibilita’ di una investitura a distanza, gia’ bocciata dal Tribunale costituzionale che ha accolto un ricorso del governo di Madrid, non resta che l’eventualita’ di un ritorno in patria. Opzione questa che aprirebbe per Puigdemont, accusato di ribellione, malversazione e sedizione dalla giustizia spagnola, le porte del carcere, come detto. L’ipotesi che il leader indipendentista voglia rientrare e partecipare alla seduta e’ stata confermata dal suo avvocato, che in una intervista alla emittente Rc1, ha spiegato che “nessuna possibilita’ e’ esclusa, Puigdemont ha detto chiaramente che fara’ quello che ritiene piu’ conveniente per la causa che difende”.

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Puigdemont ieri da Bruxelles e’ intervenuto in videoconferenza alla riunione del suo gruppo parlamentare al Parlament, Junts per Catalunya. E mentre da Bruxelles arriva la notizia che i tre ex consiglieri catalani che si trovano in in Belgio, Meritxell Serret (ERC), Clara Poinsati’ y Llui’s Puig, rinunceranno al loro seggio per fare posto ai subentranti e assicurare cosi’ la maggioranza indipendentista, negli stessi ambienti indipendentisti catalani iniziano a valutarsi eventuali alternative da sottoporre al voto dell’assemblea. Il nome di Puigdemont insomma, potrebbe essere sostituito con un altro candidato per evitare lo stallo, considerato che a norma di regolamento la sessione di investitura deve essere convocata al piu’ tardi 10 giorni dopo l’inizio della legislatura, dunque al massimo il 31 di gennaio. Joan Tarda, esponente di Esquerra Republicana, alleata del partito di Puigdemont, ha detto al quotidiano La Vanguardia che “se e’ necessario sacrificare il presidente Puigdemont per un bene superiore che e’ quello di dare alla Catalogna un governo, allora dovremo sacrificarlo”. Il portavoce del presidente del Parlament ha ribadito pero’ che il candidato resta Puigdemont e il partito dell’ex presidente ribadisce che “non esiste un piano B” alla sua candidatura. Il rebus resta irrisolto. Oggi, forse, la soluzione.

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