L’indipendentista Quim Torra, 56 anni a dicembre, avvocato e editore di classici in lingua catalana, è il nuovo presidente della Generalitat, l’autonomia regionale della Catalogna. E così, quasi cinque mesi dopo le elezioni catalane del 21 dicembre 2017, la Catalogna ha di nuovo un leader politico espressione del suo parlamento autonomo. Torra è stato designato dall’ex presidente catalano in esilio Carles Puigdemont. L’editore-avvocato legato alla formazione indipendentista di centrodestra PDeCat (Partito Democratico Europeo Catalano) è stato eletto di stretta misura con 66 voti a favore, 65 contrari e quattro astenuti della formazione indipendentista radicale di sinistra Cup (Candidatura d’Unità Popolare). In un momento critico per l’indipendentismo, con nove leader sottoposti da mesi a carcere preventivo e sette in esilio per sfuggire alla prigione per aver organizzato il referendum sull’indipendenza del primo ottobre 2017 proibito da Madrid, questo giornalista ed editore di 55 anni prestato alla politica si è rivolto direttamente al re di Spagna Felipe VI.
“Risulta, Maestà, che in questo paese ci sono prigionieri politici – ha detto il nuovo presidente della Generalitat -, ci sono persone esiliate e centinaia di catalani indagati per aver esposto liberamente il loro progetto, un progetto democratico, l’indipendenza. Risulta che abbiamo votato il primo ottobre e il 21 dicembre, ma la volontà espressa nelle urne non viene rispettata. Maestà, così, no”. Torra ha ribadito che il fronte indipendentista ha un solo obiettivo: la creazione di una Repubblica catalana indipendente. Con lui finisce un periodo di mesi durante i quali la Catalogna è stata commissariata da Madrid. “Saremo fedeli al mandato del referendum sull’autodeterminazione del 1 ottobre: costruire uno stato indipendente, una Repubblica – ha aggiunto – E perché la vogliamo, questa nostra repubblica? Perché scommettere sul futuro, su 7 milioni e mezzo di catalani, , su tutto il paese, sul 100% dei cittadini, perché la repubblica catalana è libertà, uguaglianza e fraternità. È coesione e progresso sociale ma anche progresso e opportunità di crescere economicamente. E, certamente sì, la repubblica catalana è guardare all’Europa e al mondo”.[irp]