di Barbara Acquaviti
Dall’afasia al dichiarare un po’ su tutto il passo è breve. Evidentemente, Silvio Berlusconi ne aveva voglia. Di certo, desiderava prendersi il suo pezzetto di palcoscenico durante la cerimonia di insediamento di Sergio Mattarella al Quirinale. Al suo arrivo, probabilmente su suggerimento di Gianni Letta che lo accompagna, il Cavaliere resiste alla tentazione. “Ho un’afasia assoluta, non posso parlare”, si limita a dire.
Poi, chiusa la cerimonia e cominciato il rinfresco, non è più possibile trattenerlo. Berlusconi parla di tutto, anche degli animali da compagnia: “Francesca non vuole che io li chiami cani, lei li chiama bambini”. Ma, ovviamente, le domande dei giornalisti ruotano sulla situazione politica: i postumi del ‘ciclone’ Quirinale, lo stato di salute del patto del Nazareno, i rapporti con Renzi, i problemi interni a Forza Italia.
L’occasione della cerimonia non sembra propizia per un colloquio con il nuovo capo dello Stato, ma il leader azzurro si dice sicuro che presto gli sarà concessa udienza. Nel frattempo, cerca di “ingraziarsi” Mattarella con parole positive. Ha fatto – dice – un discorso “adeguato e rispettoso della Costituzione”, è una “brava persona” che ha una “bella immagine” canuta e anche la dote di essere conciso. Una qualità che, poco dopo con alcuni parlamentari, il Cavaliere spiega di aver particolarmente apprezzato per aver evitato “la noia”.
Breve scambio di battute con Matteo Renzi, con cui Berlusconi duetta a chi è più biricchino: la ferita della trattativa sul Colle gli brucerà pure ma si vede che con il premier non ha intenzione di chiudere i rapporti. E’ gelo invece con Angelino Alfano: i due si ignorano bellamente. Purtroppo, chi Berlusconi non sceglie di ignorare è Rosy Bindi, ancora una volta destinataria di una battuta decisamente non elegante: “Non ci aspettavamo da un uomo, pardon da una donna, come Bindi, tante lacrime”, afferma.
Ma è soprattutto a Renzi che Berlusconi manda messaggi. In apparenza, il leader di Forza Italia alza il tiro sulle riforme: “Forse nella conduzione degli accordi, a volte per amor di riuscita, abbiamo detto sì al governo su cose che non ci convincevano. D’ora in poi diremo sì solo quando ci convinceranno”. Di fatto, però, sebbene si dica “deluso” dal comportamento del segretario del Pd, il Cav sostanzialmente conferma la sua intenzione di andare avanti su quell’accordo, magari meno accondiscendente, ma comunque avanti.
Ed è probabilmente legata anche a questa intenzione la difesa pubblica che Silvio Berlusconi fa di Denis Verdini, accusato insieme a Gianni Letta da Maria Rosaria Rossi di costituire il “duo tragico” che ha portato al fallimento nella partita Quirinale. “Mai dubitato della sua fedeltà”, dice il leader azzurro che nel pomeriggio ha anche un faccia a faccia con il senatore toscano. Il Cavaliere ammette però che in qualche modo bisognerà cercare di mettere ordine a breve nel partito “Beh, che volete, mi hanno confinato ad Arcore. E sapete – scherza – come dice il proverbio ‘quando il gatto non c’è i topi ballano'”. In quest’ottica di ricucitura incontro in serata anche con il capo della fronda, Raffaele Fitto.