di Barbara Acquaviti
La coincidenza temporale in questo caso è sostanza politica. Alla vigilia del suo 80 compleanno, Silvio Berlusconi incontra Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Un vertice significativo che si è tenuto negli uffici di via Rovani a Milano e non ad Arcore per espressa richiesta dei leader di Lega e Fdi. Una riunione che manda in cantina gli scontri aperti della scorsa primavera sulla candidatura di Roma e che si traduce in un doppio messaggio. Il primo è che, 80 anni o no, l’ex premier vuole ricordare a tutti che lui è ancora in campo, il secondo è che l’alternativa a Renzi c’è e non sono i 5stelle ma il centrodestra. Ormai da giorni, grazie anche a un notevole miglioramento della salute dopo l’operazione al cuore, il leader azzurro è tornato ad occuparsi attivamente di politica. Il gran rientro è già previsto per metà novembre quando si terrà la conferenza programmatica e toccherà proprio a lui dare il via alle danze e trarre le conclusioni. Ed è quella l’occasione scelta da Berlusconi per avviare una grande campagna per il no e – spiegano fonti dell’inner circle – allontanare ogni dubbio sulla tiepidezza di Forza Italia sul ddl Boschi. Pare che questa ritrovata risolutezza abbia anche a che fare con le stoccate che in questi giorni gli ha riservato Matteo Renzi e che l’ex premier non ha proprio digerito, come quegli accenni sulla sua eredità e sulla ricostruzione de L’Aquila. Il referendum, d’altra parte, è esattamente il collante della posizione comune emersa dall’incontro con Salvini e Meloni. “I tre leader – si legge nella nota finale – hanno concordato sulla necessità di un forte impegno del centrodestra, unito nella battaglia contro una falsa riforma”, “la vittoria del no non sarà un salto nel buio, né la fine di un processo riformatore”.
Anzi, i tre annunciano che “si impegnano fin d’ora a farsi promotori di una nuova riforma costituzionale” che, tra l’altro, “introdurrà il presidenzialismo con l’elezione diretta del Capo dello Stato”. Ma si guarda anche al dopo 4 dicembre. “Non per nostra scelta, ma per decisione del presidente del Consiglio, il referendum – affermano – sarà anche un giudizio sul governo Renzi. Tale giudizio non può che essere gravemente negativo. Dopo la vittoria del no riteniamo che il Governo dovrà trarne le conseguenze, e in ogni caso escludiamo qualsiasi sostegno parlamentare ad un esecutivo che non abbia la fiducia dei cittadini”. Un modo per allontanare il sospetto di inciucismo che spesso è stato oggetto di scontro tra la destra di Lega e Meloni e Berlusconi. Tra gli obiettivi del dopo referendum, tuttavia, si elenca anche la modifica dell’Italicum. “Il Parlamento – spiegano – dovrà mettere prioritariamente all’ordine del giorno l’approvazione di una nuova legge elettorale sulla quale i tre partiti presenteranno una proposta comune. Le forze politiche del centrodestra daranno quindi il massimo impulso alla campagna referendaria, con iniziative congiunte e specifiche di ogni partito, per sensibilizzare la maggioranza degli italiani evidenziando il disegno di potere, inefficiente ma pervasivo, del presidente Renzi e del Partito democratico”.