Berlusconi sceglie Di Maio come “nemico”. E a Salvini dice: io leader

Berlusconi sceglie Di Maio come “nemico”. E a Salvini dice: io leader
Silvio Berlusconi
17 settembre 2017

Molte vistose assenze. Nel discorso del gran rientro di Silvio Berlusconi, dal palco della platea di Fiuggi apparecchiata da Antonio Tajani, le cose non dette pesano almeno quanto quelle dette. Nessuna solidarietà con la Lega per il sequestro dei conti correnti, zero legge elettorale o finanziaria. Nessun accenno alla vicenda Consip. Anzi, è più in generale di Matteo Renzi, del Pd e del governo di Paolo Gentiloni che il leader azzurro praticamente non parla. Il “nemico” per le prossime elezioni è individuato chiaramente nel Movimento5stelle (che bolla come “ribellista” perché “populista” gli sembra una mancanza di rispetto per il popolo) e nel suo futuro candidato premier: Luigi Di Maio, che definisce una “meteorina della politica” con una faccia buona per la tv ma che in dote agli italiani porta soltanto un “bagaglio” che contiene la “nullità assoluta di quello che ha fatto nel tempo”. E così anche quella che per anni è stata la sua ossessione, l’età che avanza, viene sfoggiata come punto di forza. “Per governare un Paese – afferma – non si può improvvisare, serve una grande esperienza decisionale” e dunque “40 anni di esperienza in più rispetto al loro candidato sono qualcosa da far valere”. Eppure, paradossalmente, all’hotel palazzo della Fonte dove si tiene la tre giorni ‘L’Italia e l’Europa che vogliamo’ il tempo più che andare avanti sembra essersi fermato. O meglio, tornato indietro. Lo stesso Berlusconi si presenta visibilmente dimagrito. La folta platea lo acclama come negli anni d’oro, l’inno di Forza Italia risuona nei telefonini, l’aria vintage si respira ovunque. L’ex premier rispolvera mai dimenticati cavalli di battaglia come la riforma della giustizia che deve costringere i pm ad andare dai giudici “con il cappello in mano” ed elenca i “5 colpi di Stato” che lo hanno allontanato dal potere. Ma, soprattutto, si respira l’aria di un centrodestra che sente di essere uscito dal tunnel e di avere una nuova chance di tornare al potere.

E ora che persino il M5s si accinge ad avere un nuovo “capo”, Forza Italia resta di fatto l’unico partito la cui leadership non è contendibile. Tajani, che nei giorni scorsi era stato indicato come possibile candidato premier del centrodestra, si chiama fuori. Persino il segretario del Ppe, Antonio Lopez Istruiz è qui per omaggiare l’ex premier. “Voglio salutare il prossimo presidente del Consiglio italiano: Silvio Berlusconi”. A Fiuggi sembrano crederci veramente. E sembra crederci anche il diretto interessato. Che dice di aspettare di tornare in campo dopo che una sentenza della Corte di Strasburgo lo avrà riabilitato come “uomo integro e onesto”, ma che in ogni caso promette: “Parteciperò alla campagna elettorale con la passione di sempre”. Lo comunica alla platea di sostenitori ma anche al suo alleato, Matteo Salvini. Altro che solidarietà per la vicenda dei conti bloccati, Berlusconi gli manda a dire che quella coalizione che adesso il segretario del Carroccio sostiene di voler guidare è una sua creatura. “Il centrodestra in Italia – rimarca – lo abbiamo fatto noi, abbiamo portato nel governo forze che ne erano rimaste escluse. Siamo stati noi a portarli dentro questo centrodestra, abbiamo sempre avuto noi il leader”. Eppure il presidente azzurro continua a parlare del programma da scrivere in vista delle prossime elezioni sia con la Lega che con Fdi e si dice convinto che il centrodestra vincerà prima in Sicilia e poi alle Politiche. Ma il silenzio sul Pd, che non viene attaccato se non di sfuggita sulla cancellazione di Equitalia “solo nel nome”, sembra mostrare una certa prudenza sul futuro. D’altra parte, se si dovesse votare con questa legge elettorale, la grossa coalizione potrebbe tornare di moda.

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