Cavillo giuridico, a rischio candidatura M5s Di Battista

Cavillo giuridico, a rischio candidatura M5s Di Battista
Alessandro Di Battista
30 luglio 2022

Anche la candidatura di Alessandro Di Battista nelle file del M5S è a rischio. A frenarla è un cavillo giuridico, una regola che potrebbe far saltare la sua corsa, che pure, a differenza di quanto si pensi, non è affatto scontata. Per poter “vidimare” infatti la sua candidatura servirebbe una deroga, che passa dal disco verde del garante, Beppe Grillo. Che tuttavia, racconta all’Adnkronos chi gli è più vicino, continua a essere granitico nella difesa delle regole interne, dalle parlamentarie al principio di territorialità al niet sulle pluricandidature. Le norme del Movimento prevedono che, per candidarsi, sia necessario essere iscritti alla piattaforma di Skyvote da almeno sei mesi. E Di Battista si è disiscritto dal M5S subito dopo esserne uscito, in dissenso con la decisione dei vertici pentastellati, validata dalla Rete, di appoggiare il governo Draghi. 

Che la mancata iscrizione sia un problema per Di Battista lo conferma all’Adnkronos anche Lorenzo Borré, il legale da sempre a capo delle battaglie giuridiche contro i vertici del M5S: “è una regola che è stata adottata dal marzo 2018 a seguire – dice -. Conoscendo Di Battista, non di persona ma come personaggio, dubito fortemente che accetti una deroga in suo favore”. Ammesso che venga richiesta e che gli venga concessa. “Vista l’aria che tira – dice chi ha sentito Grillo nelle ultime ore – dubito fortemente che apra spiragli”. Intanto, l’ufficialità del tetto ai due mandati fa le prime vittime politiche. Tra di loro, come è noto, ci sono molti big ma non solo: tra senatori e deputati il conto, al netto di chi ha seguito il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, arriva a una cinquantina di eletti. A partire da Roberto Fico il quale, dopo una legislatura da presidente della commissione di Vigilanza Rai e una da presidente di Montecitorio, sarà costretto a dire addio alle aule parlamentari (farò campagna elettorale). 

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Poi c’è la vicepresidente del Senato e del Movimento Paola Taverna, vicinissima a Conte ma soprattutto volto storico e punto di riferimento del popolo penstastellato; segue  il senatore Vito Crimi, primo capogruppo M5s a Palazzo Madama nella scorsa legislatura e “reggente” per molti mesi. Anche l’ex-Guardasigilli Alfonso Bonafede è arrivato al capolinea della sua esperienza parlamentare, dopo aver anche fatto parte del Direttorio del Movimento. Ci sono da considerare altri ex-ministri come Riccardo Fraccaro, Giulia Grillo, Nunzia Catalfo e Danilo Toninelli, ministri in carica come Fabiana Dadone e Federico d’Incà (che proprio oggi ha annunciato le dimissioni dal Movimento insieme all’ex capogruppo Davide Crippa), presidenti di commissione come Carlo Sibilia. C’è anche tra gli “stoppati”, la vicepresidente della Camera, Maria Edera Spadoni e il sottosegretario alle Infrastrutture, Giancarlo Cancelleri

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