Il Consiglio dei ministri nella sua ultima riunione ha deciso di impugnare la legge regionale sugli appalti “in quanto, sul piano strettamente tecnico”, la disposizione e’ in contrasto con l’articolo 117 della Costituzione che riserva esclusivamente alla competenza legislativa dello Stato la materia della tutela della concorrenza. E cio’, viene spiegato, “pur prendendo atto della lettera del presidente della Regione Siciliana con la quale si impegna a portare alcune modifiche alla legge”. Contemporaneamente, si e’ deciso di aprire un tavolo di confronto istituzionale con la Regione “per procedere all’individuazione di possibili soluzioni concordate in merito alla questione”. La Regione incassa l’apertura, ma si dice preoccupata per la censura: “Le imprese e gli occupati continuano a perdere terreno”.
LA REGIONE “Apprezziamo l’inusuale concessione di un momento di confronto ulteriore e il fattivo spirito di collaborazione nel trovare una soluzione che renda compatibili le norme nel rispetto delle autonome potesta’ legislative”. Cosi’ l’asessore alle Infrastrutture della Regione siciliana, Giovanni Pizzo, in merito alla posizione del Governo nazionale, che ha sollevato dubbi di legittimita’ sulla legge di riforma degli appalti approvata dal parlamentino siciliano perche’ violerebbe le norme comunitarie sulla liberta’ di concorrenza ed ha deciso di prendere tempo e sospendere l’impugnativa del testo davanti alla Corte Costituzionale, in attesa di ulteriori chiarimenti giuridici. “Purtuttavia – aggiunge Pizzo – sottolineiamo l’urgenza improcrastinabile di dare una concrera risposta all’asfissia economica di un settore che l’anno scorso ha lasciato sul terreno oltre 10.000 occupati e che anche ai sensi delle relazioni antimafia e delle informative del ministero degli Interni rimane un settore ad alto tasso di inquinamento da parte dei cartelli imprenditoriali mafiosi che quelli che soffocano la concorrenza degli imprenditori onesti sfruttando i ribassi anomali e condizionando l’intero sistema”. “Riteniamo – conclude Pizzo – che da un confronto leale ed aperto sulle possibili soluzioni faremo il bene della Sicilia e dello Stato Italiano”. In linea con le preoccupazioni dell’Ance che aveva gia’ denunciato i colpi che avrebbero subito il settore e la lotta per la legalita’ in un comparto particolarmente inquinato.
FORZA ITALIA “Ci risiamo, Palazzo Chigi da’ nuovamente uno schiaffone all’esecutivo regionale siciliano, questa volta sulla legge sugli appalti, malgrado le rassicurazioni giunte nei giorni scorsi dall’assessore alle infrastrutture Giovanni Pizzo”. Lo dichiara Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia all’Ars, aggiungendo: “Ma qualcosa era gia’ nell’aria. L’impugnativa della legge made in Sicilia, da parte del governo nazionale, e’ infatti il risultato di un braccio di ferro in atto in questo momento nella maggioranza di governo tra Pd e Udc, dove a pagare le conseguenze e’ il partito di D’Alia, che dopo il ruolo di servo sciocco nei confronti di un esecutivo inadeguato e fallimentare, e’ addirittura costretto all’ennesima magra figura”.
M5S L’impugnativa della legge sugli appalti da parte del Consiglio dei ministri, “è un attacco politico alla Sicilia. La lettura delle motivazioni, che non entrano nel merito degli approfondimenti giuridici prodotti a supporto della legge 14 e chiesti da palazzo Chigi – afferma il primo firmatario della legge Sergio Tancredi – mi fanno pensare che le motivazioni siano esclusivamente politiche, perché si vuole evitare che la Sicilia riaffermi il proprio diritto a legiferare, anche nelle materie concorrenti”. “Questo è l’ultimo di una serie di sfregi del governo Renzi – aggiunge il deputato M5S all’Ars . Mi aspetto che Crocetta – conclude – difenda la legge chiedendo alla Corte costituzionale di pronunciarsi in merito. Lo stop farebbe ripiombare nella disperazione tutti gli operatori dell’edilizia, vanificando la possibilità di rilancio del comparto”.
Articolo aggiornato alle 19:01