Cei: “No funerali pubblici Riina”. Galantino, cose non cambieranno con sua morte

I Vescovi: “Noi prima di tutto pensiamo a quante persone sono morte per non cedere al peso della criminalità”

Il vescovo Nunzio Galantino

“Funerali pubblici per Totò Riina? No, la posizione della Chiesa è chiarissima”, commenta don Ivan Maffeis, portavoce della Cei, riferendosi alla scomunica del Papa ai mafiosi. “Per noi – aggiunge – la solidarietà alle vittime e ai parenti delle vittime è di massima importanza e basterebbe questo a dire da che parte sta la Chiesa. Noi prima di tutto pensiamo a quante persone sono morte per non cedere al peso della criminalità, per non piegarsi. Poi c’è tutto un discorso di contrasto attivo alla mafia che noi ci impegniamo a fare cercando di educare le coscienze. Servono segnali concreti, come l’opera di Libera, il coinvolgimento dei giovani e delle piazze”. In sostanza, “l’esclusione dei funerali e’ nella logica della Chiesa, e’ coerente – continua monsignor Maffeis -. Forse ora con Papa Francesco la coscienza e’ piu’ forte ma la Chiesa, e non solo da oggi e’ chiara nel contrastare e condannare la mafia”. “Alla Chiesa sta a cuore l’educazione delle coscienze e l’educazione alla legalita’”, sottolinea aggiungendo che ovviamente anche per un boss di mafia “c’e’ il tribunale di Dio, al quale non ci sostituiamo”.[irp]

“Il Signore abbia in gloria Toto’ Riina, ma le cose non cambieranno con la sua morte”. Ha detto il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, a margine della presentazione del Rapporto della Caritas italiana, “Futuro anteriore”. “Spero tuttavia che questa morte possa spingere tutti ad assumersi le proprie responsabilita’, ha aggiunto Galantino sottolineando come la vita diventi “peggiore con la presenza della mafia, della ‘ndrangheta o di altre associazioni criminali”. “Occorre dunque affrontare le responsabilita’ nel rispetto delle istanze di tutti. Le cose cambieranno se tutti si assumeranno le proprie responsabilita’ e chi e’ chiamato ad amministrare lo faccia tenendo presente la lealta’, la legalita’ e, appunto, le istanze di tutti”, ha proseguito il segretario generale della Cei commentando infine: “Il perdono, prima che nelle mie mani, sta nell’anima di Dio e nel cuore e nelle mani di chi ha ricevuto il male. Il cammino verso il perdono – ha concluso Galantino – e’ molto faticoso per chi ha ricevuto delle ferite gravi”.[irp]