La prova costume è sempre momento di crisi per i 20 milioni di donne italiane che soffrono della cosiddetta “cellulite”, un disturbo del connettivo che si manifesta con quell’inestetismo noto come “buccia d’arancia” che per molti anni gli esperti hanno chiamato PEFS, panniculopatia edematofibrosclerotica. Colpa degli ormoni, ma anche di sostanze chimiche che provocano un aumento di radicali liberi, una riduzione dell’ossigenazione e del pH dei tessuti, una riduzione dell’attività energetica cellulare, e altre alterazioni che sfociano verso una risposta degenerativa evolutiva. Cellulite, insomma, vero “spauracchio” femminile.
“Da sempre tutte le donne pensano di averla – precisa il presidente della Società Italiana di Medicina Estetica (Sime) Emanuele Bartoletti – anche perché le donne chiamano cellulite tutto quello che non amano delle proprie gambe. Quest’anno finalmente riusciremo a fare un punto preciso, e riusciremo a trarre considerazioni scientifiche importanti sull’inquadramento di questa patologia molto comune, ma su cui ancora non c’è una convergenza di opinione sia da un punto di vista di origine clinica che dal punto di vista del trattamento. Che è la cosa più importante”. In ogni caso, che fare dunque? Secondo Giamaica Conti dell’Università di Verona, per le donne affette da cellulite e non in sovrappeso si potrebbe consigliare una blanda attività fisica, aerobica (perché non si deve arrivare a produrre acido lattico e corpi chetonici).
Vanno benissimo la camminata di quaranta minuti al giorno, la corsa ad una velocità non maggiore di sei minuti al chilometro, ma lo sport più indicato e completo per la cellulite potrebbe essere il nuoto. Nuotando a stile libero, dorso, delfino si porta l’acqua ad esercitare un massaggio vigoroso e costante sulle zone in cui si manifesta più spesso la cellulite, senza notevoli sforzi perché il corpo è rilassato durante il galleggiamento in acqua. Il massaggio esercitato dall’acqua contribuisce a ridurre il senso di accumulo edematoso delle zone affette da cellulite, migliora il microcircolo contribuendo a sfiammare i tessuti.