Politica

Centemero: “Università e ricerca. Ecco la ricetta di Fi”

Ripartiamo dalla Riforma Gelmini implementando alcuni punti in materia di autonomia universitaria, ricerca e soprattutto di politiche più vicine agli studenti. Determinante, anche separare il dicastero dell’Istruzione da quello dell’Università e Ricerca, per dare “maggior impulso” al secondo. E’ la bozza su cui la deputata Fi, Elena Centemero, sta lavorando.

Intende modificare l’autonomia dell’Università?

“Premesso che la riforma Gelmini sull’Università ha posto dei buoni fondamenti e funziona, il fatto che siano trascorsi circa 8 anni dal suo varo, porta a migliorare alcuni elementi e, in certi casi, a produrne anche nuovi. E tra le questioni più importanti su cui mettere mano, c’è proprio quella dell’autonomia dell’Università, a suo tempo demandata a un decreto ministeriale che non è mai stato emanato. Ciò è frutto di un immobilismo che in questi ultimi anni ha colpito soprattutto proprio il settore dell’Università. In pratica, ci vogliono dei criteri con i quali fare sviluppare ulteriormente l’autonomia, in modo tale da migliorare, ad esempio, la qualità dell’offerta formativa affinché possa anche interessare più classi di laurea. La stessa corretta applicazione dell’autonomia, potrebbe anche migliorare e rendere più efficace il reclutamento, riequilibrando il rapporto studenti-docenti. Per non parlare del miglioramento della mobilità dei docenti e non solo interregionale, ma anche tra l’Italia e l’estero, attualmente non favorita per una questione legata ai punti organici e alle retribuzioni”.

Scommette anche sugli studenti.

“Il diritto allo studio non significa abolire le tasse universitarie, cosa fra l’altro non fattibile dal punto di vista finanziario e neanche opportuno dal punto di vista educativo. Anche perché, il fatto che noi abbiamo pochi laureati, come molti studi ci dicono, non dipende assolutamente dalle tasse universitarie. Diritto allo studio, invece, significa aprire le porte dell’università a un numero di giovani sempre maggiore. Uno dei modi è ampliare la fascia Isee da 25mila euro a 35mila. Altra questione importante a beneficio degli studenti, sono le borse di studio a cui molti universitari, pur essendo stati idonei, non hanno avuto la possibilità di ottenerla per mancanza di risorse. E la strada percorribile, potrebbe essere, oltre ad aumentare i fondi dello Stato, aprire al finanziamento privato, attraverso fondazioni, gruppi finanziari”.

Crede molto nella ricerca.

“Tantissimo, e non certo alla ricerca fine a sé stessa. In altri termini, serve creare delle strutture intermedie di traslazione della stessa ricerca nel prodotto. In pratica, se è vero che la ricerca deve migliorare la vita delle persone, la stessa deve ‘partorire’ un prodotto a beneficio proprio della società”. G. Min.

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redazione