Centri per l’impiego: stesso numero in Lombardia, ma in Sicilia triplo personale

Centri per l’impiego: stesso numero in Lombardia, ma in Sicilia triplo personale
9 novembre 2015

I decreti attuativi del Jobs Act che hanno riformato gli ammortizzatori sociali prevedono, fra l’altro, l’obbligo, per i soggetti ammessi che subiscono una riduzione di almeno il 50% del reddito, di sottoporsi a percorsi di reinserimento lavorativo, obiettivo che deve essere raggiunto entro la scadenza dell’indennità, pena la perdita di ogni tutela sociale. La norma affida ai Centri pubblici per l’impiego, con l’intervento anche della formazione professionale, il compito di realizzare i prossimi piani di reinserimento lavorativo. “Ma da Nord a Sud i centri per l’impiego pubblici costano e non producono risultati sufficienti – denuncia Vincenzo Barbaro, presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro di Palermo – e le carenze riguardano soprattutto il Mezzogiorno, l’area che ha più bisogno di interventi strutturali di sostegno allo sviluppo e all’occupazione. Se non si cambia subito il sistema, coinvolgendo anche i consulenti del lavoro, per il tramite della propria Fondazione per il Lavoro, nel favorire la ricerca di competenze da parte delle imprese, entro un paio d’anni l’Italia si ritroverà di colpo con centinaia di migliaia di soggetti cassintegrati, in solidarietà o in mobilità privi di lavoro, reddito e qualsiasi tutela sociale. Un’emergenza che noi consulenti del lavoro intendiamo assolutamente scongiurare”.

I DATI Secondo l’ultimo rapporto del Ministero del Lavoro, in Italia vi sono 550 centri pubblici per l’impiego con 8.429 operatori che nel 2013, a fronte di 3.112.611 persone in cerca di occupazione, hanno raccolto 2.373.979 dichiarazioni di disponibilità al lavoro (in media nell’anno appena 281,6 dichiarazioni lavorate da ciascun operatore), hanno realizzato 2.695.905 interventi di politica attiva per disoccupati e inoccupati, mentre le imprese hanno attivato 9.675.252 rapporti di lavoro (in media 17.917 per centro) a fronte di 9.815.347 contratti cessati (in media 18.177 per ogni Cpi). A confronto, le 803 agenzie private per il lavoro autorizzate nel Paese con 4.186 sportelli e 11.524 operatori hanno registrato 2.445.315 soggetti per la somministrazione (il 10% appartiene a categorie svantaggiate), e hanno avviato al lavoro 785.893 unità, inserito nelle aziende 17.380 candidati, ricollocato 4.248 lavoratori. E’ il confronto fra Nord e Sud che evidenzia ancor di più le carenze del sistema pubblico.

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LOMBARDIA La Lombardia ha 65 centri pubblici per l’impiego, tanti quanti ne conta la Sicilia. Ma se nella prima gli addetti sono 545 (di cui 446 operatori di front office), nella seconda regione pare che la rete sia più che altro un’opportunità per i collocatori, come evidenzia il loro numero: ben 1.587, di cui solo 842, quasi la metà, sono gli operatori di front office. E nell’Isola ci deve essere un grande fabbisogno di personale, dato che in Sicilia dal 2012 al 2013 al sistema sono stati assegnati altri 43 addetti in più, mentre la Lombardia li ha ridotti di 32 unità. Peccato che i risultati dimostrino il contrario. In Lombardia nel 2013 sono state raccolte 331.589 dichiarazioni di disponibilità al lavoro (608,4 pratiche per ciascun operatore), realizzati 156.323 interventi di politica attiva (di cui 22.278 per disoccupati di lunga durata), le imprese hanno attivato 1.321.755 contratti (20.652 per ciascun centro) e cessato 1.342.439 rapporti (20.976 per ciascun centro).

SICILIA Invece in Sicilia, con un personale tre volte superiore alla Lombardia, sono state raccolte 183.606 dichiarazioni di disponibilità al lavoro (115,7 pratiche per ciascun operatore), realizzato 237.117 interventi di politica attiva (di cui 98.983 per disoccupati di lunga durata), le imprese hanno attivato 779.616 rapporti di lavoro (12.182 per ciascun centro) e ne hanno cessati 800.647 (12.510 per ciascun centro). Che in Sicilia non vi sia rispondenza fra carichi di lavoro e personale addetto ai Cpi (addirittura aumentato nel numero), è dimostrato anche dal fatto che le politiche attive realizzate solo per quanti hanno dichiarato la disponibilità al lavoro, nel 2013 sono state 13.501 in meno rispetto al 2012.

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