Centristi al ballottaggio, alta la posta. Divisi o uniti dipende da Italicum

Centristi al ballottaggio, alta la posta. Divisi o uniti dipende da Italicum
18 giugno 2016

di Alberto Ferrarese

verdini-alfano-governo-renziOrmai da mesi, con alle porte l’ultima fase della legislatura, il centro, come luogo politico, è attraversato da fermenti sotterranei. Un fiume carsico destinato a uscire allo scoperto subito dopo i ballottaggi. La posta in ballo è grossa: la sopravvivenza dell’area moderata nella politica nazionale con l’Italicum. Se la legge elettorale (e questo, al momento, è l’orientamento del premier Matteo Renzi) non verrà modificata, spostando l’attribuzione del premio di maggioranza dalle liste alle coalizioni, l’opinione comune del frammentato arcipelago centristra è che è necessario aggregarsi. Il problema è come. Il primo turno ha decretato che la compagine elettoralmente più forte è quella di Ncd, anche se i risultati non sono stati esaltanti: a Torino il candidato sindaco Roberto Rosso ha ottenuto il 5,05%; la lista Milano popolare in appoggio di Parisi ha guadagnato il 3,13%; Roma popolare (con Marchini) l’1,28%; Napoli popolare (in appoggio a Valeria Valente) l’1,99%. Come tale, sarebbe proprio il partito di Angelino Alfano a dover prendersi la responsabilità di dare il via al progetto di aggregazione.

Ma c’è da risolvere, prima di tutto, un problema interno legato alla collocazione di Ncd e certificato anche dalle alleanze al primo turno. Non tutti, infatti, dentro il partito, vedono ormai di buon occhio l’alleanza con il Pd e vorrebbero un ritorno nell’alveo del centrodestra. E poi ci sono le forze più piccole, quelle destinate alla scomparsa senza progetti aggregativi. Ala, in particolare, è uscita penalizzata dal primo mini-test elettorale che ha visto il partito schierato ufficialmente a Napoli (1,42% l’apporto garantito a Valeria Valente) e, indirettamente, a Cosenza. Un test che ha un po’ ridimensionato il “potere contrattuale” dei verdiniani, il cui ruolo resta però importante (quando non fondamentale) per il governo al Senato. Ma le elezioni sono un’altra cosa. Ormai da qualche settimana Ala e Scelta civica stanno discutendo di possibili sinergie, ma dato il peso elettorale di entrambe le formazioni non potrà certo essere questo il progetto centrale.

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Che, del resto, prima di partire ha già perso pezzi: si sono già sganciati i “Moderati” di Giacomo Portas (titolare dell’appetibile marchio), che a Torino, dove il movimento è nato, hanno ottenuto il 5,93% a sostegno di Fassino. Incassando l’inaspettato plauso pubblico di Alfano, che a Portas ha detto: “È un risultato che supera, in termini di consenso, Forza Italia e Lega, dimostrando che l`area dei moderati è fortemente sentita dai cittadini”. Complimenti ricambiati dal parlamentare torinese eletto alla Camera nel Pd, secondo cui “tra Zanetti e Verdini, Alfano è l`unica proposta davvero credibile nel centro politico”. Ci sono poi i tosiani di “Fare!”, che in Parlamento sostengono le riforme del governo, e i Conservatori e riformisti di Raffaele Fitto, che però portano avanti le loro posizioni nell’area di centrodestra. Insomma tutti (o quasi) convinti di doversi unire ma, al momento, tutti divisi appassionatamente. Dopo i ballottaggi si vedrà.

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