Cade a pezzi il centro storico di Palermo. Tra quelli degradati, pericolanti e in pessime condizioni sono oltre 1600 gli edifici che avrebbero bisogno di seri interventi. Una ‘guerra’ che, pero’, il Comune combatte con le armi spuntate (sono solo due, infatti, i tecnici tra gli 84 dirigenti a disposizione) e con le casse vuote. Per rifare il volto al centro storico occorrerebbe oltre mezzo miliardo. Almeno cento milioni per dare il via ad un piano di sicurezza. I dati sono stati resi noti oggi nel corso di un’audizione convocata dal presidente della commissione Ambiente dell’Assemblea regionale siciliana, Giampiero Trizzino, alla quale hanno partecipato, tra gli altri, i deputati 5 stelle Giorgio Ciaccio, Claudia La Rocca, Valentina Palmeri e Angela Foti, il sindaco Leoluca Orlando, gli assessori comunali, Agata Bazzi e Tullio Giuffre’, e il dirigente generale dipartimento regionale protezione civile Calogero Foti.
I dati forniti dal Comune hanno svelato ferite profonde: in un’area di 249 ettari sono 1620 gli edifici che richiedono interventi, di questi 248 prevederebbero azioni urgenti, 368 sono pericolanti e 1004 degradati. Tra questi figurano 1466 edifici privati, 102 di proprieta’ comunale e 52 chiese. “E’ indubbio – afferma la deputata La Rocca – che per risolvere il problema del degrado del centro storico i problemi da affrontare siano di varia natura. Oltre al problema della carenza di tecnici, e’ fondamentale la carenza di risorse per la messa in sicurezza degli edifici con privati inadempienti. Noi, come gruppo parlamentare, abbiamo individuato alcune somme cui attingere per la ristrutturazione e le abbiamo segnalate in una lettera indirizzata al sindaco”.
Per la parlamentare grillina bisogna anche “mettere mano a strumenti normativi, come l’istituzione del fascicolo dei fabbricati, una sorta di carta di identita’ degli edifici per la quale stiamo approntando un disegno di legge” .”Diamo atto al sindaco – afferma Trizzino – di avere portato avanti un buon lavoro negli ultimi mesi, e i dati che ha messo oggi a disposizione testimoniano la volonta’ di aggredire con determinazione il problema. Oggi sono state formulate diverse ipotesi per procedere agli interventi di recupero. Stiamo studiando diverse strade per reperire le somme, tra cui l’istituzione di un fondo di rotazione, da finanziare con risorse comunitarie e nazionali”. E’ certo, pero’, che bisogna fare in fretta. Il tempo, infatti, e’ uno dei peggiori nemici da affrontare nella guerra contro il degrado. Un raffronto fra i dati del 2010 con quelli attuali mostra la situazione degli edifici in preoccupante, veloce peggioramento. “Quelli pericolanti – conclude La Rocca – sono passati da 304 a 332 e quelli solo degradati da 799 a 910”.