Centrodestra ai ballotaggi unito solo a parole. Rischio Verona
Quasi nessun apparentamento formale. E la competizione interna aumenta
Si fa presto a dire ‘uniti si vince’, si fa presto anche a derubricare tutto a “dinamiche locali”. Il centrodestra arriva ai ballottaggi con una certezza, ovvero con pochissimi apparentamenti formalizzati, e con una enorme incognita: Verona. E’ lì, infatti, che non soltanto si rischia di porre fine a un lungo dominio di sindaci del centrodestra ma anche di accrescere la competizione, che talvolta sconfina nel conflitto, tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Il primo turno delle amministrative ha infatti sancito che Fdi ha consensi superiori alla Lega quasi ovunque in Italia e, soprattutto, che ha compiuto il fatidico sorpasso al Nord. Allo stesso tempo, però, il partito sovranista non ha toccato quelle vette di oltre il 20% che secondo i sondaggi lo collocano al primo posto in Italia al momento. Per ora il tema della leadership della coalizione è stato congelato, anzi da Lega e Forza Italia si sottolinea come non sia certo questione da affrontare alla luce dei risultati delle amministrative.
Ma il caso Verona può diventare la scintilla che innesca nuove tensioni. Federico Sboarina, candidato di Fratelli d’Italia sostenuto anche dalla Lega, al primo turno ha avuto la meglio sul ‘rivale’ Flavio Tosi, appoggiato da Forza Italia (nella quale è poi ufficialmente entrato) e tocca dunque a lui sfidare al ballottaggio il candidato del centrosinistra, Damiano Tommasi, che due settimane fa ha raccolto il 39,8% dei voti. Sboarina però non ha accettato apparentamenti e ora il rischio è che, senza il consistente pacchetto di consensi di Tosi, la città passi a sinistra. Di certo, c’entrano conflitti personali. Ma se il centrodestra dovesse perdere la guida di Verona è altamente probabile che gli alleati presenteranno il conto a Giorgia Meloni.
Anche Parma è una di quelle città in cui al primo turno la coalizione si è presentata divisa. Fdi, che aveva deciso di correre da sola, ha fatto sapere di appoggiare convintamente Pietro Vignali, che ha già ricoperto la carica di sindaco prima dell’era Pizzarotti. Anche in questo caso però non è stato formalizzato nessun apparentamento. Schema simile a Catanzaro, dove il partito di Giorgia Meloni sostiene il candidato di Lega e Fi, Valerio Donato, senza che questo abbia portato a un apparentamento formale. Altro test interessante per la coalizione è quello di Lucca. Il centrodestra si è alleato al secondo turno con Casapound per aiutare il suo candidato, Marco Prandini, a recuperare lo svantaggio rispetto al dem Francesco Raspini. In seguito a questa decisione, il deputato Elio Vito ha annunciato le sue dimissioni da Forza Italia e anche dal Parlamento.