Politica

Il centrodestra già si spacca in piazza, resa dei conti dopo referendum. Berlusconi attende

Silvio Berlusconi, certo, non l’ha presa bene. Ma in queste ore sta cercando di predicare calma. Almeno fino al 4 dicembre. Questo week-end rischia infatti di mettere anzitempo il centrodestra di fronte a un bivio: la resa dei conti con ogni probabilità sarebbe comunque arrivata, ma solo il giorno dopo il referendum costituzionale. E invece l’immagine plastica della frattura, delle due diverse linee di pensiero, sarà rappresentata da una parte dalla manifestazione di Firenze voluta dalla Lega di Matteo Salvini e dall’altra dall’iniziativa Megawatt di Sefano Parisi a Pavia. Nelle ultime ore, dopo la vittoria di Trump alle elezioni americane, il segretario del Carroccio ha rilanciato prepotentemente le sue ambizioni di leadership della coalizione. Argomento che ad Arcore viene percepito sempre con un certo fastidio. L’ex premier avrebbe tra l’altro scoraggiato i vari deputati e senatori che, in dubbio, gli avevano chiesto se farsi vedere o meno all’iniziativa. L’aggravante di queste ore è la posizione di Giovanni Toti, esponente azzurro che non soltanto ha dichiarato che sarà in piazza a Firenze, ma di fatto avalla le ambizioni di Salvini: “Ha fatto un buon lavoro, ha portato la Lega a percentuali mai registrate e fa bene – dice a Repubblica – ad avanzare la sua candidatura”.

Parole che avrebbero irritato l’ex premier ma anche buona parte della dirigenza più moderata di Forza Italia. In molti sono convinti che il presidente della Liguria sia già d’accordo con Salvini per stare nel ticket da presentare alle prossime elezioni. Berlusconi avrebbe tuttavia chiesto di non alimentare polemiche e di mantenere la calma almeno fino a che non sarà chiusa la pratica referendaria. Il leader azzurro, infatti, continua a non sbilanciarsi su quello che accadrà il giorno successivo alla celebrazione della consultazione, dando l’impressione di voler continuare a tenere le mani libere. Nella speranza, magari, di tornare in gioco. La partita, a suo giudizio, a quel punto sarà quella della legge elettorale: quella attuale di fatto obbliga alla lista unica ma se venisse introdotto il premio alla coalizione allora lo scenario sarebbe tutto diverso. Nel frattempo, dunque, Berlusconi continua a chiedere unità. E lo fa, peraltro, proprio in un messaggio inviato a Giovanni Toti per una iniziativa in Liguria.

“Il centrodestra – afferma – è unito nella battaglia per il no”, “questo è un dato politico importante per oggi e per il futuro”. Dal canto suo, invece, Matteo Salvini considera la piazza di Firenze come uno spartiacque, un occasione per fare una conta tra chi c’è e chi non c’è. Insomma, l’embrione del partito trumpista. Con lui in piazza ci sarà di certo Giorgia Meloni mentre tra gli azzurri, oltre a Giovanni Toti, sono attesi i parlamentari Daniela Santanché e Luca Squeri. Da tutt’altra parte – non solo geograficamente – si terrà invece la convention di Stefano Parisi. Che ha una visione completamente diversa. “Un centrodestra a trazione leghista, anzi, a trazione leghista salviniana – spiega – è destinato a non intercettare i voti moderati e quindi a perdere”, “appiattirsi sul Carroccio – insiste – vuol dire semplicemente consegnarsi a Grillo. Non è la nostra idea e non rappresenta nemmeno il ‘mandato’ ricevuto da Berlusconi che invece mi ha chiesto di rivitalizzare l’area popolare e liberale di questo Paese affiancando allo zoccolo duro di Forza Italia forze e settori nuovi della società”.

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