Politica

Centrodestra punta su Milano, nodo leadership. Berlusconi, la grande incognita

di Barbara Acquaviti

Il “colpaccio” per il centrodestra passa da Milano. Conquistare al ballottaggio la guida del capoluogo lombardo, non vuol dire soltanto sottrarre l’amministrazione di una importante città al centrosinistra. Sarebbe anche il coronamento di una gara che Stefano Parisi ha cominciato con oltre 10 punti di svantaggio e che ha finito per giocarsi praticamente alla pari con Giuseppe Sala. Ma sarebbe soprattutto la conferma di una regola che la storia recente ha sempre avvalorato: il centrodestra vince se è unito e con una guida moderata. Il che non vuol dire che la “ricetta” sarà automaticamente applicata sulla scena nazionale. Perché molte e diverse sono le ambizioni in gioco. E le amministrative, soprattutto con il caso Roma, non hanno fatto altro che acuirle. Dal primo turno ai ballottaggi, tuttavia, è intervenuta una variabile non da poco: il peggioramento delle condizioni di salute di Silvio Berlusconi, con la conseguente operazione al cuore. Richiederà almeno un mese di riabilitazione, ma la vera incongnita è: quanto e come il Cavaliere sarà “attivo” in futuro sullo scenario politico?

Il ricovero del leader di Forza Italia al San Raffaele ha di fatto lasciato in stand by quell’assalto alla leadership che già i suoi alleati, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, avevano cominciato. Di certo, però, né l’uno né l’altra, sono usciti dal primo turno delle amministrative da una posizione di forza tale da poter lanciare ufficialmente l’opa. La Lega a Milano ha preso la metà dei voti degli azzurri e lo stesso segretario ha ottenuto meno preferenze di Maria Stella Gelmini. Un “riscatto” potrebbe essere rappresentato da Bologna nel caso in cui Lucia Borgonzoni, sua candidata, dovesse riuscire a strappare la città al dem Virginio Merola. Nel frattempo, però, Salvini strizza l’occhio al M5s che dichiara di appoggiare in tutte le città in cui sono al ballottaggio contro il Pd. Anche se il numero uno leghista sta soprattutto preparando la “Leopolda del Carroccio”, un think thank di idee, che dovrebbe rilanciare la sua iniziativa nel centrodestra a livello nazionale. E se la leader di Fratelli d’Italia nella corsa a sindaco di Roma ha quasi sfiorato l’impresa, non c’è dubbio che fuori dalla capitale il suo partito abbia percentuali ancora troppo modeste.

Paradossalmente, dunque, è soprattutto dentro Forza Italia che è partita una guerra di posizionamento. Guerra che non è stata gradita né dal leader, chiuso in una stanza di ospedale, né da coloro che in questo momento gli hanno stretto intorno un cordone di sicurezza: i figli, prima di tutto Marina, Fedele Confalonieri, Gianni Letta e Niccolò Ghedini. Da una parte c’è il cosiddetto asse del Nord, formato da Gelmini, Romani e Toti: soprattutto quest’ultimo avrebbe ambizioni di guida della coalizione in futuro. Ma c’è anche un fronte del Sud e personalità, come quella di Mara Carfagna, da sempre molto gradite al Cav. Sono invece in caduta libera le quotazioni del cerchio magico, in primis quelle di Maria Rosaria Rossi, fino a qualche giorno fa di fatto plenipotenziaria del partito. Il punto è che difficilmente, finché ci sarà Silvio Berlusconi, sarà possibile effettuare una vera scalata a Forza Italia. Perché magari in maniera meno attiva e presente, ma con ogni probabilità il leader continuerà ad interessarsi del suo partito. E questo, sebbene la famiglia da tempo faccia il tifo per un suo disimpegno. Ed ecco che torna il nome di Stefano Parisi: il candidato a sindaco di Milano potrebbe trovarsi nella paradossale situazione di perdere le elezioni ma poter coltivare un’ambizione più grande: quella di leader della coalizione. Guerre in Forza Italia permettendo.

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