Centrodestra, scatta il processo a Salvini. Che si difende: conta la squadra

Centrodestra, scatta il processo a Salvini. Che si difende: conta la squadra
Matteo Salvini
24 settembre 2020

Aveva annunciato una telefonata con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni di cui, fino a sera, non v’era traccia. “Lo dice sempre, ma non chiama mai”, scherza un esponente di Fratelli d’Italia. Una battuta, certo, ma neanche troppo. Perché da tempo gli alleati criticano Matteo Salvini per la sua tendenza a ‘ballare da solo’. Ma quella che fino all’altro ieri – complici anche i numeri della Lega – era una polemica sotto traccia, con il risultato delle Regionali – e il colpaccio fallito in Toscana che fa il paio con l’Emilia-Romagna – si è trasformata in una aperta messa in discussione della capacità di Salvini di essere leader di tutto il centrodestra.

Ad aprire le danze, subito dopo la sua rielezione, è stato il governatore ligure Giovanni Toti, che ha ribadito il suo pensiero. “Questa coalizione ha bisogno di essere ridisegnata, di uscire – dice – dallo schema della Seconda Repubblica, dei soliti partiti e delle solite liturgie. Questa coalizione ha bisogno di un leader che superi il suo ruolo di leader di partito, per diventare leader di tutti e candidato premier di tutti”. La sua idea sarebbe quella una federazione. Per questo, a suo giudizio, Salvini dovrebbe lanciare “una vera costituente del nuovo centrodestra, una federazione nuova di forze, che raccolga tutte le energie migliori nate in questi anni”.

Anche Giorgia Meloni, in un’intervista al Messaggero, lancia un messaggio sulla necessità di fare “più gioco di squadra” che sembra proprio destinato al leader del Carroccio. Silvio Berlusconi, invece, continua a tacere e a non pronunciare nemmeno una parola sull’esito delle Regionali, come se il tracollo di Forza Italia fosse qualcosa che non lo riguardasse. Ma tra gli azzurri comincia ad alzare la voce chi ha sempre sostenuto che inseguire la Lega sarebbe stata la morte del partito. Come Renato Brunetta. “Matteo Salvini – sostiene – non è e non è mai stato il leader del centrodestra. Ha preso decisioni unilaterali, parlando solo per la Lega. Non ha mai seguito lo stile di Silvio Berlusconi”. L’ex ministro dell’Interno ufficialmente fa buon viso a cattivo gioco e prova a scrollarsi di dosso l’accusa di egoismo politico.

“In Veneto – replica – avremmo potuto dire ‘andiamo da soli’. Ma io ho detto c’è la squadra”, “a me interessa la squadra, non vince Cristiano Ronaldo. Ronaldo vince se ha una squadra intorno e il modello Liguria ne è la dimostrazione”. E, tuttavia, per lui non c’è soltanto il fronte con gli alleati ma anche quello interno di chi comincia – per ora soltanto a sussurrare – che la tecnica salviniana della campagna elettorale permanente e delle scelte fatte in base agli umori colti dalla ‘Bestia’, non funziona più. Per questo ha deciso di cambiare struttura alla Lega, avvicinandola a quella di un partito tradizionale. “Io più delego, più son contento”, dice, annunciando l’intenzione di creare una segreteria politica che lo affianchi. “E’ un momento – aggiunge – in cui la società ha bisogno di risposte precise. Abbiamo creato dei Dipartimenti. Quindi non c’è Salvini, c’è Salvini che fa parte di una squadra con centinaia di brave persone”. askanews

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