Centrosinistra sempre diviso: l’unità invocata da Schlein resta un miraggio. Resta il “nodo” Ruffini

Nel corso dell’assemblea del Partito Democratico la segretaria Dem ha ribadito che l’avversario da battere è la destra e che la chiave del successo risiede nella capacità di collaborare

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Elly Schlein

“Serve unità” è l’appello accorato di Elly Schlein durante l’assemblea del Partito Democratico, ma la realtà del centrosinistra sembra andare in un’altra direzione, con un continuo susseguirsi di scontri e rivalità che rendono difficile ogni tentativo di coesione. La segretaria dem non si è sottratta a questo tema, ribadendo che l’avversario da battere è la destra e che la chiave del successo risiede nella capacità di collaborare, mettendo da parte divisioni e personalismi. Ma nel centrosinistra, la competizione interna sembra essere la norma piuttosto che l’eccezione.

Il bilancio di un anno positivo

Schlein ha parlato a lungo dei traguardi raggiunti dal partito, definendo il Pd come “il primo partito” del centrosinistra. La leader ha sottolineato come l’unità sia stata un elemento centrale dell’anno appena trascorso: “I risultati si vedono, ci riconoscono per le nostre sfide sul salario minimo, per la difesa della sanità pubblica. Siamo stati uniti, e questo ci ha permesso di essere credibili agli occhi degli italiani”.

Tra i principali successi, Schlein ha ricordato le battaglie per il salario minimo e la lotta per preservare una sanità pubblica accessibile a tutti. Questi temi hanno rafforzato l’immagine del Pd come forza progressista e determinata a difendere i diritti dei cittadini.

L’appello agli alleati

Schlein ha indirizzato un chiaro messaggio ai partner di coalizione, invitandoli a superare le polemiche e a collaborare in maniera costruttiva. Pur senza citare direttamente l’intervista di Chiara Appendino, ex sindaca di Torino e esponente di spicco del M5s, Schlein ha risposto implicitamente alle sue critiche: “Ogni volta che perdiamo energia ingaggiando una polemica, sottraiamo spazio alle battaglie che facciamo per affrontare i problemi delle persone. Non lasciamo spazio ulteriore alla destra per la grande operazione di distrazione di massa che fa ogni giorno”.

Questa posizione è stata ribadita anche da Francesco Boccia, che ha preso le difese della leader dem contro le provocazioni di Appendino: “Se avessimo seguito l’indicazione di Appendino, il governo Conte non sarebbe mai nato. C’è una discreta contraddizione in ciò che afferma”. Tuttavia, Schlein ha insistito sulla necessità di non cadere nella trappola delle divisioni: “So che è difficile, ma non perdiamo tempo nelle polemiche con gli altri, anche quando ci chiamano direttamente in causa”.

Nonostante gli appelli, la realtà è che il centrosinistra fatica a trovare una direzione comune, e le rivalità interne rischiano di minare qualsiasi strategia unitaria. Schlein, consapevole della difficoltà del momento, prova a spostare l’attenzione sulle priorità condivise, ma le spaccature continuano a emergere, alimentando la percezione di una coalizione frammentata.

Identità chiara e apertura al nuovo

Schlein ha poi delineato la sua visione per il futuro del Pd, sottolineando la necessità di mantenere una forte identità progressista, ma anche di aprirsi al cambiamento e alle nuove energie. Citando figure storiche come Romano Prodi e Walter Veltroni, la segretaria ha riaffermato che il Pd è “la casa di chi si riconosce col giusto orgoglio nelle storie precedenti”, ma che deve essere anche il luogo di una “nuova generazione”.

“Siamo qui per proseguire il percorso avviato quel 14 ottobre del 2007. Allo stesso tempo siamo qui per cambiare. Un partito che spalanchi ogni porta, che abbia questa disponibilità di apertura, che si lasci sorprendere e cambiare da nuove energie”. Queste parole sembrano rivolte anche a chi, all’interno del partito, auspica un ritorno a una divisione più netta dei ruoli tra l’ala progressista e quella moderata. Schlein, invece, immagina un Pd capace di mantenere una sintesi tra le diverse anime, garantendo rappresentanza sia all’ala riformista sia a quella più radicale.

La questione del “federatore”

Nonostante il dibattito interno sul ruolo di Ernesto Ruffini come possibile “federatore”, Schlein ha scelto di non affrontare direttamente il tema. Tuttavia, Boccia ha espresso una posizione chiara, affermando che “le leadership si conquistano sul campo e non si definiscono in qualche riunione tra dirigenti politici”.

Schlein sembra voler tracciare un percorso che rafforzi il Pd come pilastro centrale della coalizione, piuttosto che affidarsi a soluzioni estemporanee: “Abbiamo bisogno di andare insieme là fuori, a parlare all’Italia, a dire come abbassiamo le bollette, come rilanciamo la vocazione industriale del paese. Noi continuiamo a essere testardamente unitaria”.

Verso il 2025: unità come strada obbligata

Guardando al futuro, Schlein ha lanciato un appello agli alleati per evitare una strategia attendista, come quella che sembra essere in atto nel M5s: “Lo dico col più grande rispetto: non possiamo passare quest’anno ognuno a fare gli affari propri e rinviare alla vigilia delle politiche il lavoro di sintesi. Abbiamo bisogno di costruire l’alternativa a questo governo, senza nessuna presunzione di autosufficienza”.

La segretaria dem ha chiuso il suo intervento con un messaggio di speranza e determinazione: il centrosinistra ha l’opportunità di costruire una proposta credibile e vincente per il futuro del Paese, ma per farlo serve coesione. Solo unendo le forze, superando le divisioni e concentrandosi sui problemi concreti dei cittadini, si potrà sconfiggere una destra che, secondo Schlein, “resta il vero avversario da battere”.