Cessate il fuoco, Netanyahu: “Questione di giorni o ore”. C’è anche l’ok di Hamas. La bozza dell’accordo

Mohammed Sinwar: il nuovo leader dell’organizzazione politica palestinese e le sue condizioni per la tregua. Il ruolo dell’Autorità Nazionale Palestinese nel dopoguerra di Gaza

Benyamin Netanyahu e Mohammed Sinwarok

Benyamin Netanyahu e Mohammed Sinwar

L’intesa per la tregua tra Israele e Hamas potrebbe essere formalizzata già domani o, al massimo, mercoledì, con un’entrata in vigore prevista 48-72 ore dopo. Questa informazione è stata riportata al Financial Times da un diplomatico coinvolto nei negoziati. Secondo la fonte, “è stato raggiunto un accordo su tutte le questioni principali”; attualmente si stanno discutendo solo dettagli logistici e aspetti secondari.

Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha dichiarato la sua disponibilità a un cessate il fuoco prolungato, sottolineando che questa iniziativa è condizionata al rilascio di tutti gli ostaggi attualmente in mano a Hamas. Durante un incontro con le famiglie dei rapiti, Netanyahu ha affermato che si tratta di “questione di giorni o ore” e che l’accordo potrebbe iniziare immediatamente dopo la risposta del gruppo militante.

Hamas ha dato il suo assenso alla bozza di accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e per il rilascio di numerosi ostaggi, come confermato da due funzionari israeliani coinvolti nei colloqui, riportato dall’Associated Press e dai media israeliani. Un rappresentante di Israele ha dichiarato che sono stati compiuti progressi, ma i dettagli rimangono da definire. L’accordo dovrà essere approvato dal governo israeliano prima di diventare ufficiale. La speranza è di raggiungere un’intesa “molto presto”, con il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al-Ansari, che ha affermato che le principali questioni sono state affrontate, pur invitando alla cautela fino a un annuncio ufficiale. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha indicato che un accordo è “sul punto” di essere concluso, a pochi giorni dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca.

Riunione d’urgenza e negoziati

In preparazione a questo possibile accordo, Netanyahu ha convocato una riunione d’urgenza con i vertici della sicurezza israeliana. L’incontro, previsto per la sera, avrà come focus l’esame dell’accordo sul rilascio degli ostaggi, coinvolgendo alti funzionari dell’IDF e delle agenzie di intelligence come il Mossad e lo Shin Bet. Fonti vicine al governo israeliano indicano che si è raggiunto un punto cruciale nei negoziati, con il segretario di Stato americano Antony Blinken che ha confermato che l’intesa è “sul punto di essere chiusa” e potrebbe essere annunciata “in ogni momento” nelle prossime ore o giorni.

Il ruolo di Hamas e Mohammed Sinwar

Il nuovo leader di Hamas nella Striscia di Gaza, Mohammed Sinwar, gioca un ruolo chiave in queste trattative. Sinwar, che ha preso le redini dell’organizzazione dopo la morte del fratello maggiore Yahya in un raid israeliano, ha comunicato ai negoziatori che l’accordo deve garantire la fine delle sofferenze del popolo di Gaza per essere accettato. Se non soddisfatto, Hamas continuerà la sua battaglia.

Futuro della Striscia di Gaza

Blinken ha anche discusso le prospettive per il futuro della Striscia di Gaza, suggerendo che l’Autorità Nazionale Palestinese dovrebbe assumere un ruolo centrale nella gestione della regione post-conflitto, in collaborazione con le Nazioni Unite e altri partner internazionali. Inoltre, si prevede che l’accordo includa disposizioni per il ritorno dei rifugiati palestinesi e una presenza militare israeliana limitata nella zona. La situazione rimane tesa e incerta, con entrambe le parti che attendono risposte definitive. Tuttavia, i segnali di progresso nei negoziati offrono una speranza per una risoluzione pacifica e per il rilascio degli ostaggi. La comunità internazionale continua a monitorare da vicino gli sviluppi in corso.

La bozza dell’accordo

Secondo fonti vicine ai negoziati, nella prima fase dell’accordo è previsto il rilascio di 33 ostaggi, tra cui bambini, donne, anziani e malati, nonché cinque soldatesse israeliane, in cambio di circa mille detenuti palestinesi, tra cui 150 condannati all’ergastolo per reati gravi. Durante i 42 giorni di questa fase, le forze israeliane si ritireranno dalle aree popolate della Striscia di Gaza, permettendo ai palestinesi di tornare nelle loro case nel nord e facilitando l’ingresso di circa 600 camion di aiuti umanitari al giorno. Israele manterrà il controllo del Corridoio Philadelphia al confine con l’Egitto, mentre si prevede il ritiro dal Corridoio Netzarim.

Nella seconda fase, i dettagli saranno negoziati al termine della prima. In questa fase, Hamas rilascerà gli ostaggi ancora in vita, principalmente soldati maschi, in cambio della liberazione di ulteriori detenuti palestinesi e del ritiro completo delle forze israeliane da Gaza. Infine, nella terza fase, i corpi degli ostaggi deceduti saranno restituiti in cambio di un piano di ricostruzione di tre-cinque anni per Gaza, sotto la supervisione internazionale. Hamas ha espresso l’auspicio di raggiungere un “accordo chiaro e completo” e ha informato altre fazioni palestinesi sui progressi dei colloqui.