Solo poche ore prima della sua morte, l’ex vice premier e oppositore di Vladimir Putin Boris Nemtsov, ucciso ieri vicino al Cremlino, con quattro colpi di pistola alle spalle, era andato alla radio Ekho di Mosca per invitare i russi a partecipare a un corteo dell’opposizione, previsto per domani. Un altro degli organizzatori della manifestazione, l’attivista anti-corruzione Alexei Navalny, è stato pochi giorni prima condannato a 15 giorni di carcere, e quindi non potrà essere presente alla dimostrazione. L’ex vice premier e golden boy di Boris Eltsin, che nel 2000 i sondaggi davano persino come possibile candidato al Cremlino per il nuovo millennio, era dunque divenuto un frontliner delle proteste, sicuramente inviso al potere centrale, pur venendo da quello. Anzi proprio per quella sua provenienza e quel passato da “anni Novanta”, Nemtsov era meno popolare di Navalny tra i giovani delle proteste odierne e il Cremlino lo definisce come un politico “marginale”.
La politica per Nemtsov era un affare di famiglia. Il padre, Efim era stato viceministro dell’edilizia e membro del Pcus. La madre, Dina, era una pediatra famosa in Urss. Nel 1986, in seguito al disastro di Cernobyl, il giovane rampollo organizzava un movimento di protesta a Gorky (che, proprio grazie a Nemzov, sarebbe in seguito tornata al nome originario di Nizhny Novgorod), per impedire la costruzione di una nuova centrale elettronucleare nella regione. Si voleva candidare come indipendente per le elezioni del Congresso dei Deputati del Popolo Sovietico (Parlamento), ma la commissione elettorale locale, lo blocca. Riuscirà a spuntarla nel 1990 alle elezioni del Soviet Supremo della Repubblica Russa.
Fu allora che entrò in contatto con Boris Eltsin, del quale divenne il protetto. Nel 1991, durante il tentato colpo di stato, è fermo sostenitore del presidente e gli rimane a fianco durante tutta la durata degli scontri. La sua leatà venne ricompensata e diventa rappresentante plenipotenziario del presidente della Federazione Russa nella regione di Nizhny Novgorod. Da là, la sua ascesa, tra riforme di stampo liberale che ricevettero persino l’elogio dall’ex primo ministro britannico Margaret Thatcher, sino al 1997, quando è nominato primo vicepremier della Federazione Russa, con lo specifico compito di apportare riforme nel settore energetico. Eltsin era entusiasta di lui, ma era anche un politico stanco. L’entusiasmo è del tutto scemato nel 1999, quando Eltsin scelse Vladimir Putin a succedergli: una decisione che cambiò la storia di Mosca.
In un’intervista del 2003 con Moscow News, dopo aver lasciato il Cremlino, Eltsin aveva confidato: “Ho studiato Nemtsov, e ho capito che non era pronto per essere presidente”. Nemtsov inizialmente aveva sostenuto Putin. Ma poi se ne era staccato, criticando la virata nazionalista del nuovo leader. In questi anni l’ex vicepremier era diventato uno dei leader della protesta, pur non essendo il più amato e decisamente meno popolare che in passato. Aveva pubblicato libelli regolarmente distribuiti alle manifestazioni di piazza: “Putin. Risultati. 10 anni”, “Putin. La corruzione”. A Mosca si segue anche una pista di estremismo islamico nelle indagini sulla morte di Nemtsov, che a quanto emerge, aveva preso una posizione netta sulla strage a Parigi alla redazione di Charlie Hebdo e “per questo aveva ricevuto minacce”. Secondo il Comitato di Inchiesta russo il crimine è “stato attentamente pianificato”, come anche “il luogo scelto per l’uccisione” ha detto il portavoce del Comitato Vladimir Markin. Secondo l’indagine, Nemtsov si stava dirigendo con la sua compagna nel suo appartamento, che si trova vicino alla scena del delitto. “Ed è ovvio che gli organizzatori e gli esecutori di questo crimine erano consapevoli del percorso”.
MATTARELLA Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha appreso del brutale assassinio di Boris Nemtsov avvenuto nel centro di Mosca. “Con Nemtsov – sottolinea in una nota – scompare una figura significativa ed un autorevole esponente dell’opposizione in Russia”. Il capo dello Stato ha espresso l’auspicio che “i colpevoli del gesto efferato possano presto essere assicurati alla giustizia”. Mattarella rivolge le sue condoglianze ai familiari di Nemtsov, alla dirigenza del suo partito e a tutto il popolo russo.