Cultura e Spettacolo

Contro Stato e Chiesa, in sala “Dio è donna e si chiama Petrunya”

Film rivelazione dell`ultimo Festival di Berlino e fresco vincitore del Premio Lux del Parlamento Europeo, “Dio è donna e si chiama Petrunya” arriva nelle sale italiane dal 12 dicembre. Una storia realmente accaduta e raccontata con impegno e ironia dalla regista macedone Teona Mitevska, a cui il Torino Film Festival – dove il lungometraggio è stato presentato in anteprima italiana – ha dedicato una retrospettiva completa. Protagonista Petrunya (Zorica Nusheva), 32 anni, disoccupata, laureata in storia e con una madre soffocante, che un giorno nel paesino macedone dove il lavoro non c’è e dove vive con i genitori decide di gettarsi nel fiume per afferrare la croce di legno durante la cerimonia religiosa riservata ai soli uomini.

Senza rendersene conto, Petrunya crea un enorme scandalo, ma è decisa a non mollare la croce, che promette un anno di fortuna e felicità a chi la prende, fortuna di cui ha tanto bisogno. Il gruppo di “maschi alfa” a cui viene sottratto il privilegio si ribellerà. Lei si ritrova così a sfidare la Chiesa, impersonata dal prete che ha celebrato la cerimonia di rito ortodosso e che vorrebbe indietro la croce, ma non può denunciarla, e la polizia, che tenendola ore e ore in caserma per un interrogatorio senza accusa formale prova a chiedere indietro l’oggetto sacro con le buone ma anche con le cattive. A indagare sull’assurda vicenda realmente accaduta nel 2014 a Stip, in Macedonia, c’è una giornalista (Labina Mitevska) che con la sua tenacia e determinazione cerca di aiutare Petrunya e ricorda come il compito della stampa sia prima di tutto quello di informare la gente. La sete di giustizia di una donna consapevole dei propri diritti porterà a un finale a sorpresa, tra immagini e volti che ricordano la migliore tradizione del cinema balcanico.

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redazione