Chiude monastero a Geraci, comitato si oppone a vendita

Chiude uno dei più antichi monasteri e nasce un braccio di ferro tra il vescovo e un comitato per la destinazione dei beni, degli arredi, dei paramenti e degli oggetti sacri del convento. Accade a Geraci Siculo, un borgo medievale arroccato sulle Madonie che fu anche il centro propulsore della contea dei Ventimiglia. Oggi Geraci è un piccolo centro di quasi duemila abitanti: 750 hanno già firmato una petizione, e altri 350 che vivono all’estero hanno subito aderito, con la quale chiedono la restituzione di tutti i beni portati via su disposizione del vescovo di Cefalù, monsignor Vincenzo Manzella.

L’iniziativa è stata promossa da un comitato cittadino costituito dopo la chiusura del monastero delle benedettine, ormai ridotto a una presenza monacale di clausura, che per cinque secoli, dice Pietro Attinasi uno dei promotori della protesta, ha svolto un ruolo di “umanità e spiritualità, indelebile nella storia della città, per le tante opere di bene compiute dalle monache”. Il comitato si batte perché l’edificio non venga venduto e che anzi venga trasformato in un sito museale. E per questo la comunità chiede nella petizione inviata anche al papa la restituzione degli oggetti sacri ora distribuiti tra il palazzo vescovile di Cefalù e alcune chiese della diocesi.