Ci siamo, da oggi si comincia a votare
Da oggi la commissione Affari Costituzionali del Senato inizierà a votare le centinaia di emendamenti e sub-emendamenti al ddl del governo sulle riforme istituzionali. Entra così nel vivo il processo riformatore anche se le modifiche su cui c’è davvero l’accordo di maggioranza sono in tutto 20 emendamenti. Il premier Matteo Renzi ha provato a suonare la carica: “Adesso la palla è tutta nel nostro campo. Bisogna spendere bene l’autorevolezza internazionale ed europea conquistata con il 41% e con le prime misure del governo”. Ma è anche un ammonimento perché il capo del governo sa bene quante divisioni e incertezze albergano tra i vari parlamentari.
Il punto più contrastato resta quello del Senato elettivo; proprio per questo è probabile che venga discusso più avanti in attesa dei nuovi incontri tra il Pd e le forze di maggioranza e di opposizione che sono previsti in settimana. Renzi infatti dovrebbe vedere Forza Italia, Movimento 5 Stelle e parlamentari Pd proprio per sbloccare la situazione.
Il giorno chiave sarà giovedì, visto che Berlusconi riunirà deputati e senatori di Forza Italia e spiegherà a tutti i parlamentari che non vogliono votare il testo Boschi, che a questo punto non ci sono alternative a un voto favorevole. “Il patto del Nazareno prevede una elezione di secondo grado – riassume il capogruppo azzurro Paolo Romani – ma molti senatori, anche di Forza Italia, vedrebbero meglio l’elezione diretta e io stesso ho presentato un emendamento in questo senso perché è giusto rappresentare tutte le posizioni. Sarà l’Aula a decidere, ma è dalla maggioranza che dovrà partire la richiesta di elezione diretta”. Forza Italia, che ha presentato una ventina di sub-emendamenti alle proposte Finocchiaro-Calderoli, chiede di applicare per i 95 componenti del nuovo Senato provenienti dagli enti locali (74 consiglieri regionali e 21 sindaci) un criterio di “rigida proporzionalità” rispetto all’assegnazione dei seggi per regione e alla consistenza dei gruppi: “Un organo di garanzia non può non avere una rappresentanza proporzionale, è inimmaginabile”, è la posizione di Romani. Ieri Augusto Minzolini, senatore di FI, ha ricordato come sotto la sua proposta di Senato elettivo ci siano 40 firme, 37 delle quali prprio di forzisti.
Ma le cose non vanno meglio a sinistra che fanno da sponda ai dissidenti di destra. Anche un gruppo di Pd, insieme a Sel, ex grillini e Mario Mauro chiedono l’elezione diretta .
Infine c’è la questione Camera. La maggior parte delle modifiche proposte riguarda i numeri del nuovo Parlamento. Prima di tutto Montecitorio, i cui numeri non sono stati toccati dal ddl del governo: si va dai 250 degli ex grillini e di Sel ai 400 suggeriti da Minzolini e dal popolare Mario Mauro, passando per i 315 (la metà di quelli attuali) indicati dal democratico Chiti, dai vendoliani, dal M5S. Insomma, la battaglia è solo all’inizio.