La crisi del mercato immobiliare cinese è strettamente interconnessa con l’altro polo del rischio strutturale che la Cina sta vivendo e che potrebbe limitare fortemente la sua ripresa post-pandemica: il cosiddetto “debito nascosto” riconducibile alle amministrazioni locali. Si tratta dei due vettori che hanno spinto la frenetica crescita cinese negli ultimi quattro decenni e che ora si trovano a pagare il conto, anche alla luce di una demografia che non prospetta margini enormi come in passato per il settore immobiliare.
A quanto ha scritto Caixin, il più autorevole giornale economico-finanziario cinese, riprendendo una stima della banca svizzera UBS, oltre l’80 per cento dei veicoli finanziari dei governi locali, conosciuti con l’acronimo inglese di LGFV, non è in possesso della liquidità sufficiente per garantire il pagamento degli interessi sul proprio debito. Questi veicoli sono società istituite dai governi locali per finanziare i grandi progetti infrastrutturali cinesi e, di conseguenza, questa carenza di liquidità impatta in maniera diretta sul settore delle costruzioni.
E a rendere più rischiosa la situazione per il settore finanziario cinese – qualcosa come il 30-40 per cento degli asset delle banche cinesi, secondo una stima di Caida Securities – sarebbero investiti proprio in bond LGFV. Un ulteriore elemento di preoccupazione risiede nel fatto che migliaia di miliardi di euro di debito dei governi locali, in realtà, non sono iscritti a bilancio, pur essendo garantiti in qualche modo dal fatto di essere debito pubblico, e rappresenta – appunto – quello che è conosciuto come “debito nascosto”.
Ma di che cifre parliamo? Essendo debito “nascosto”, le stime variano sensibilmente. I dati del Ministero delle Finanze mostrano che i governi di tutta la Cina avevano 37mila miliardi di yuan (4.700 miliardi di euro) di debito contabile alla fine di aprile, ma non sono disponibili dati ufficiali pubblici sull`entità del debito nascosto. Il Fondo monetario internazionale ha stimato che quest`anno il debito totale accumulato dai LGFV cinesi è salito alla cifra record di 66mila miliardi di yuan (8.350 miliardi di euro), più che raddoppiato dal 2017.
A luglio s’è tenuto un atteso incontro del Politburo del Partito comunista cinese – il sancta sanctorum del potere in Cina – che, tra le altre cose, ha evidenziato la necessità d’intervenire su debito dei governi locali per abbatterlo. E il ministro delle finanze Lu Kun ha affermato che alla fine del 2022 il debito delle amministrazioni locali era calato di un terzo, ma con un ritmo più lento rispetto a quello previsto, a quanto spiega Caixin. Una riforma delle relazioni tra governo centrale e locale sarà uno degli elementi che impegnerà i policymaker cinesi.
C’è inolte un altro elemento di preoccupazione che riguarda la trasparenza. La scorsa settimana il governo cinese ha interrotto la diffusione dei dati relativi alla disoccupazione giovanile, nel timore che questa potesse segnalare con evidenza la fragilità della ripresa post-pandemica. Una mossa che non è sfuggita al resto del mondo: il consigliere di sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan ha invitato Pechino a non nascondere informazioni necessarie a tutto il mondo per prendere decisioni appropriate.
“Non sono, per il nostro modo di vedere, passi responsabili – ha detto Sullivan -. Per la fiducia globale, per l`affidabilità e per la capacità del resto del mondo di prendere decisioni efficaci, è importante che la Cina mantenga un livello di trasparenza nella pubblicazione dei suoi dati”. Sullivan ha denunciato una “riduzione dei livelli di trasparenza e apertura rispetto ai dati più basilari”.
Caixin ha appreso che il Ministero delle Finanze ha lanciato un’indagine completa sui prestiti in nero dei governi locali all’inizio del 2023. I risultati dell’indagine devono però ancora essere divulgati. Certo è che i governi locali hanno visto le vendite di terreni pubblici per le costruzioni, una fonte importante d’introito, raffreddarsi in maniera decisa e questo ha messo i loro bilanci in difficoltà. I rischi di default dei veicoli finanziari locali hanno un impatto pesante sulle amministrazioni, specialmente quelle più povere. Queste carenze finanziarie, inoltre, alla fine vanno a impattare sulla vita dei cittadini, quando il governo centrale – perché la Cina resta un sistema centralista – non va a coprire il debito.
Un caso divenuto noto è quello della società di trasporti pubblica di Baoding, nella provincia di Hebei, che a giugno ha semplicemnte dovuto interrompere il servizio perché rimasta a corto di fondi. Nel 2017 il presidente Xi Jinping aveva sentenziato che “la casa è per viverci, non per specularci”. L’applicazione di questo principio però ha avuto un costo, che è stato amplificato anche dai durissimi lockdown imposti nell’ambito della politica Covid-Zero.
I veicoli finanziari locali, che sono proliferati per aggirare le norme introdotte dal governo centrale a metà anni ’90 per impedire che i governi locali facessero debito a profusione, dipendono molto dalle operazioni di vendita dei terreni agli sviluppatori immobiliari e si sono trovati in difficoltà di fronte a un raffreddamento del mercato della casa. Non a caso tra i suggerimenti dell’ultimo “Rapporto sui lavori del governo” presentato dal primo ministro uscente Li Keqiang al Congresso nazionale del popolo di marzo, la frase di Xi era scomparsa.
Secondo Caixin, entro la fine di quest’anno, circa 2.600 miliardi di yuan (329 miliardi di euro) di obbligazioni scadranno per 3.427 LGFV. Le cinque province con il maggior debito LGFV in scadenza sono Jiangsu, Zhejiang, Shandong, Tianjin e Sichuan. Una pratica comune per gli LGFV è quella di emettere nuove obbligazioni per ripagare i prestiti esistenti. Secondo quanto ha stimato a luglio Fitch Ratings le banche cinesi dovranno affrontare una pressione crescente sulla qualità degli asset e sulla redditività derivante dalla loro esposizione al debito dei veicoli di finanziamento del governo locale (LGFV) nel prossimo anno o due.
A essere a rischio sono prevalentemente le piccole banche regionali cinesi nelle province più deboli. E’ probabile che le ristrutturazioni dei prestiti bancari del debito LGFV aumentino, in particolare in 10 province maggiormente vulnerabili alle pressioni di rifinanziamento. Le autorità cinesi – secondo Fitch – potrebbero considerare tali ristrutturazioni come un`opzione per alleviare la liquidità dei LGFV più deboli ed evitare il default sui titoli pubblici. Questo fatto, alla luce anche della riforma sulla classificazione del rischio patrimoniale messa in campo da Pechino in questi anni, farà aumentare i crediti in sofferenza.
Tali ristrutturazioni rischiano comunque di compromettere ulteriormente la capacità di finanziamento di altri LGFV nelle stesse regioni, il che potrebbe incentivare i governi sponsor a cercare di impedirle cercando soluzioni alternative, tra cui l’organizzazione della cessione degli asset dei LGFV, l’iniezione di asset operativi nei LGFV o la richiesta di sostegno fiscale dai governi provinciali. Un altro modo per affrontare il problema – evidenzia Caixin – potrebbe essere quello di scambiare debiti nascosti, a breve termine e con interessi elevati, con titoli di Stato a lungo termine e a basso costo. Dal 2014, la Cina ha effettuato quattro cicli di swap di questo tipo. Da luglio, i governi provinciali di Fujian, Guizhou, Yunnan, Jiangxi e Guangzhou hanno iniziato ad aiutare alcuni governi municipali e di contea a candidarsi per prendere parte a un programma pilota nazionale volto a disinnescare i rischi del debito pubblico locale.