La Cina è creditrice di oltre 1.300 miliardi di dollari nei confronti degli altri paesi del mondo, in particolare nell’ambito dell’Iniziativa Belt and Road (BRI). Lo segnala un rapporto diffuso da AidData, il quale tra l’altro smentisce l’idea secondo la quale, di fronte alle difficoltà, Pechino avrebbe smesso di mettere in campo i suoi fondi.
Oltre 150 paesi, dall`Uruguay allo Sri Lanka, hanno aderito alla BRI, un enorme progetto infrastrutturale globale voluto dal presidente cinese Xi Jinping 10 anni fa e considerato un vettore delle geopolitiche messe in campo da Pechino per accrescere la sua influenza nel mondo. Il primo decennio dell`iniziativa ha visto la Cina distribuire ingenti prestiti per finanziare la costruzione di ponti, porti e autostrade nei paesi a basso e medio reddito.
Ma molto più della metà di questi prestiti sono ormai entrati nel periodo di rimborso del capitale, afferma il rapporto dell’istituto di ricerca statunitense. AidData ha affermato che, analizzando i dati raccolti sul finanziamento cinese di quasi 21.000 progetti in 165 paesi, Pechino ha ora impegnato aiuti e crediti “che si aggirano intorno agli 80 miliardi di dollari all`anno” a nazioni a basso e medio reddito. Gli Stati Uniti forniscono a questi paesi 60 miliardi di dollari all`anno. “Pechino si trova a ricoprire un ruolo sconosciuto e scomodo: quello di maggiore creditore ufficiale del mondo”, si legge nel rapporto.
“Il debito totale in essere – compreso il capitale, ma esclusi gli interessi – dei mutuatari nei paesi in via di sviluppo verso la Cina è di almeno 1.100 miliardi di dollari”, ha affermato AidData. AidData unoltre “stima che l’80% del portafoglio di prestiti esteri della Cina nei paesi in via di sviluppo stia attualmente sostenendo paesi in difficoltà finanziarie”. AidData afferma che negli ultimi anni la Cina ha subito danni alla reputazione tra i paesi in via di sviluppo, con il suo indice di approvazione sceso dal 56% nel 2019 al 40% nel 2021. Ma la Cina sta “imparando dai propri errori e sta diventando un gestore delle crisi sempre più abile”, afferma ancora lo studio.