Cina, politiche su tech e cyber potrebbero danneggiare l’Occidente

Cina, politiche su tech e cyber potrebbero danneggiare l’Occidente
8 settembre 2016

di Maurizio Balistreri

Le politiche di sicurezza nazionale intraprese dalla Cina, che ridurrebbero l’accesso al mercato della tecnologia, potrebbero avere un drastico impatto sull’economia degli Stati Uniti, e non solo. A dirlo è un recente studio della Camera di Commercio Usa. La relazione del gruppo di advocacy mette in guardia da questi rischi non solo Washington, ma anche altri paesi e organizzazioni – comprese l’Unione europea e la Russia – che soffrirebbero effetti simili da tali politiche. “La Cina è un banco di prova per esplorare i costi sociali di un divorzio digitale: a prescindere dalle motivazioni o anche dalla fattibilità, i decisori politici e i cittadini in Cina e altrove trarrebbero beneficio dal conoscere i costi di queste manovre”, si legge in un più dettagliato documento di analisi economica rilasciato a fianco il rapporto.

“Molti paesi – Cina, Russia, India, Brasile, diverse nazioni del Vecchio continente e la stessa Unione europea, e anche, in alcuni casi, gli Stati Uniti (tra gli altri) – hanno considerato, esercitano o hanno adottato leggi e politiche che rischiano di causare una balcanizzazione del settore, senza riguardo per le loro nazionali – per non parlare globali – implicazioni per il loro benessere “, si legge ancora nella relazione. Negli ultimi anni, si sottolinea, Paesi tra i quali Cina e Russia hanno adottato politiche che richiedono alle aziende di cloud computing per ospitare i dati all’interno di confini nazionali, con la speranza di mantenere i dati e le registrazioni sotto il controllo delle forze dell’ordine. In particolare Pechino sta considerando una nuova legge, estremamente impopolare a livello internazionale, che comporterebbe un aumento degli ostacoli normativi per il libero operato delle aziende straniere del comparto tecnologico.

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