Cronaca

In Cina il virus “accelera”, salgono a 54 le vittime. Speranza fa il punto con le Regioni

L’ultimo bilancio parla di 54 vittime da coronavirus in Cina, con 13 nuovi decessi nella provincia di Hubei, epicentro del contagio, dove si contano anche 323 nuovi casi. In tutta la Cina le infezioni confermate salgono cosi’ a 1.610 sulla base di dati precedentemente rilasciati dal governo di Pechino. E intanto, c’e’ un primo caso sospetto di coronavirus in Canada. Si tratta di un uomo sui 50 anni che ha viaggiato nella citta’ cinese di Whuan e che ora si trova in ospedale a Toronto. Si attende la conferma dagli ulteriori esami. Un uomo di nazionalita’ cinese, invece, e’ stato ricoverato all’ospedale universitario di San Cecilio de Granada, nel Sud della Spagna, con i sintomi di un possibile contagio da coronavirus. Il paziente, proveniente da Wuhan, si e’ presentato al centro medico con la febbre. Ed e’ stato subito adottato il protocollo per l’isolamento e per le analisi necessarie. Le notizie arrivano frammentate da ogni parte del mondo. E’ stato ufficializzato, fra l’altro, il quarto caso di contagio dal coronavirus in Malaysia. Il direttore generale del ministero della Sanita’, Noor Hisham Abdullah, ha spiegato che l’uomo era arrivato mercoledi’ a Johor Bahru, nel Sud del Paese, a bordo di un autobus da Singapore insieme ad altri 17 cittadini cinesi tra cui la moglie e il figlio. L’uomo ha iniziato a manifestare i sintomi giovedi’ e aveva cercato cure in un ospedale privato il giorno successivo prima di essere inviato all’ospedale Sultanah Aminah di Johor Bahru. Gli esiti degli esami sono risultati positivi.

Un fatto è certo. Il coronavirus che sta isolando la Cina dal resto del mondo, e al tempo stesso colpendo gia’ in diverse altre aree del pianeta, ha “accelerato” la sua corsa. Nel giro di due settimane potrebbe far ammalare fino a 351.000 persone solo a Wuhan, la citta’ focolaio dell’infezione, in un Capodanno cominciato in un clima tetro. La “situazione e’ grave”, ha detto il presidente cinese, Xi Jinping, facendo appello a quello che e’ il sistema nervoso dello Stato, ovvero “la leadership centralizzata e unificata del Comitato Centrale del Partito” comunista, chiamato a gestire la crisi provincia per provincia, ma tutti adesso guardano a cio’ che potrebbe accadere nelle tre piu’ grandi citta’ cinesi e del mondo: Chongqing, Shangai e Pechino, in tutto oltre 90 milioni di persone. Le persone isolate in Cina sono oggi 56 milioni. Altre cinque citta’ della provincia di Hubei, dove si trova Wuhan, sono state aggiunte alle 13 che erano gia’ interessate dal cordone sanitario imposto dal governo: in particolare, sono chiusi i trasporti pubblici da e per le citta’ a rischio e sono chiusi gli accessi autostradali che servono i vari conglomerati abitativi. Tra i piu’ giovani pazienti confermati ci sono anche una bambina di due anni nella provincia meridionale del Guangxi e una bambina di nove anni nella provincia dello Shanxi.

La paziente di due anni, ritenuta ad oggi la piu’ giovane colpita dal virus, ha contratto la polmonite di ritorno da Wuhan nella sua citta’, Hechi, il 22 gennaio scorso, mentre la bambina di nove anni ha sviluppato i primi sintomi il 21 gennaio scorso: i medici le hanno diagnosticato oggi la polmonite da coronavirus, e le sue condizioni sono stabili. Con il primo caso confermato nella provincia occidentale del Qinghai, l’unica area della Cina a rimanere esclusa dal contagio e’ la regione autonoma del Tibet. In tutto sono 28 su 31 le amministrazioni provinciali cinesi che hanno indetto il livello massimo di risposta alle emergenze sanitarie, ma a Wuhan, da dove sono sono in fuga i diplomatici americani evacuati da Washington, servono medici, infermieri e posti letto in ospedale. Sei squadre, per un totale di 1.230 dottori sono state inviate in citta’, dove si trovano gia’ squadre di medici, centinaia militari, provenienti da Shanghai e dalla provincia sud-orientale cinese del Guangdong. Tra questi c’e’ un gruppo di medici e infermieri super-esperti, provenienti dall’ospedale di Nanfang, che erano stati in prima linea nella battaglia contro la Sars nel 2003. Sara’ costruito un nuovo ospedale, che si chiamera’ Leishenshan, pronto in due settimane e con 1.300 posti letto per ovviare alla carenza di posti letto nelle strutture esistenti. Una prima nuova struttura i cui lavori di costruzione sono cominciati la notte tra il 23 e il 24 gennaio scorsi, sara’, invece, pronta entro il 3 febbraio prossimo. L’attacco del virus a Wuhan potrebbe rivelarsi solo un assaggio di quel che verra’. Finora, spiegano i ricercatori dell’universita’ di Lancaster, sono stati identificati solo il 5,1% dei contagi.

“Se non cambia nulla nel controllo o nella trasmissione, ci aspettiamo dunque ulteriori epidemie nelle citta’ cinesi e che l’infezione continui ad essere esportata verso destinazioni internazionali a un ritmo crescente”, si legge nelle conclusioni dello studio. “Tra 14 giorni, il 4 febbraio 2020, il nostro modello predittivo indica che il numero di persone contagiate a Wuhan sia superiore a 250 mila (tra le 164mila e le 351 mila)”. Secondo il team di ricercatori le prossime citta’ ad avere picchi di epidemia saranno Shanghai, Pechino, in cui sono sospesi fino a data da stabilirsi tutti i trasporti interprovinciali di passeggeri su strada a partire da domani, Guangzhou, Chongqing e Chengdu. Al 4 febbraio, al di fuori dalla Cina i Paesi piu’ a rischio di import del virus saranno Thailandia, Giappone, Hong Kong, dove oggi e’ stata dichiarata l’emergenza, e Sud Corea. Gli scienziati suggeriscono anche che il blocco dei trasporti a Wuhan “probabilmente non riuscira’ ad essere efficace” nel frenare il contagio in Cina: “Con il 99% di riduzione effettiva dei movimenti, l’entita’ dell’epidemia all’esterno di Wuhan puo’ essere ridotta solo del 24%”. Il Giappone ha confermato il terzo caso accertato nel Paese di persona affetta da coronavirus e sale a quattro il numero dei casi di contagio in Australia.

“La situazione oggi riguardo all’epidemia che si sta verificando di Coronavirus e’ una situazione fortemente controllata a livello internazionale”, ha sottolineato il presidente dell’Istituto superiore di sanita’ (Iss), Silvio Brusaferro; in Italia, che non ha casi finora accertati (quelli sospetti sono stati smentiti) il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha fatto il punto con le Regioni e si e’ tenuto in contatto con l’Ue, che lunedi’ prossimo terra’ una riunione del Comitato per la sicurezza della salute. A temere il contagio e’ anche il mondo dello sport. Nei prossimi mesi nel Paese sono in programma numerose gare internazionali, dal pugilato ai motori, in molti casi legate alle qualificazioni per le Olimpiadi estive che si apriranno a fine luglio a Tokyo. Per gli eventi che si sarebbero dovuti tenere a Wuhan si e’ gia’ proceduto a spostarli in altre citta’ o addirittura all’estero mentre per quelli nelle altre zone della Cina si attende di vedere come si diffondera’ il virus. “Le contromisure per le malattie infettive – ha affermato il Comitato olimpico di Tokyo – sono parte integrante della nostra pianificazione per ospitare Giochi sicuri”.

La guerra al virus ha una buona notizia e un primo eroe. Potrebbe essere stato il visone l’ospite intermedio che ha trasmesso il virus all’uomo in un mercato a Wuhan, sostiene un ultimo studio dell’Universita’ di Pechino, comunemente conosciuta in cinese come Beida, un importante centro di ricerca della capitale e del Paese. Potrebbe essere questa la tessera per completare il puzzle, la cui soluzione potrebbe dare una mano a chi cerca di fronteggiare il virusno il visone. Due giorni fa era stata presentata da un gruppo di ricercatori cinesi, in un articolo pubblicato sul Journal of Medical Virology 1, l’ipotesi che potessero essere i serpenti il cosiddetto ospite intermedio. Quanto a chi muore in battaglia, e’ toccato anche a un medico: Liang Wudong, di 62 anni, in prima linea nella trincea dell’ospedale Hubei Xinhua. Forse e’ a quest’ultimo che Xi ha rivolto un pensiero rivolgendo questa frase ai sette uomini che costituiscono l’ufficio politico del partito comunista cinese: “Possiamo vincere la battaglia”.

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