Cinquant’anni fa in onda per la prima volta Happy Days

Cinquant’anni fa in onda per la prima volta Happy Days
16 gennaio 2024

Cinquant’anni fa esatti, il 15 gennaio del 1974, faceva il suo esordio sugli schermi televisivi americani una delle serie televisive più seguite e amate di tutti i tempi: Happy Days. Ideata da Gary Marshall per la Abc come esempio di positività e spensieratezza per tirare un po’ su l’umore dei cittadini americani, messi a dura prova dalle vicende della guerra in Vietnam, Happy Days era uno spaccato della vita Made in Usa a cavallo tra gli anni ’50 e ’60; l’età dell’oro americana, fra benessere e crescita economica.

Ambientate a Milwaukee, in Wisconsin, ci volle poco perché le vicende a colori pastello della famiglia Cunningham, il papà Howard e la moglie Marion, il primogenito Richie con la sorellina Joanie “sottiletta”, gli inseparabili amici strampalati Ralph e Potsie e soprattutto il fascinoso Arthur Fonzarelli detto Fonzie, conquistassero il cuore degli spettatori, dando il La a un successo senza precedenti per questa sit-com che, non solo ha segnato la storia della Tv ma ha anche cambiato gli usi e i costumi del pubblico televisivo di tutto il mondo, nelle cui case riecheggiavano le note dell’inconfondibile sigla, divenuta essa stessa un cult.

La serie tv che in Italia arriverà solo nel 1978, è andata avanti ininterrottamente per 10, anni fino al 1984, raccontando, attraverso le vicende apparentemente semplici dei Cunningham & Co. l’America del dopoguerra e del pre-Vietnam. Soprattutto, Happy Days ha lanciato nell’olimpo di Hollywood personaggi come Ron Howard, Oscar nel 2002 per “A beautiful mind”, divenuto uno dei registi di punta dell’industria cinematografica ed Henry Winkler, “Fonzie”, oggi, oltre che attore, regista, scrittore e produttore di successo.

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Per anni generazioni di giovani si sono immedesimati in questo personaggio prototipo del “cool”, brillante, sicuro di sè, amato dalle donne e anche un po’ spaccone ma con il cuore buono. Inseparabile dalla sua moto (che nella realtà Winkler odiava) e dal suo giubbotto in pelle, autore di quel gesto che ancora oggi è un segno inequivocabile di incondizionata approvazione.

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