Le autorità grecocipriote di Nicosia e quelle dell’autoproclamata repubblica turcocipriota, riconosciuta da Ankara, riprendono oggi i negoziati di pace sullo storico conflitto che divide l’isola di Cipro da quattro decenni. I colloqui si svolgono nella sede di Ginevra delle Nazioni Unite, ma l’esito è molto incerto. “Esiste una reale possibilità che il 2017 sia l’anno in cui i ciprioti, da soli, decidano liberamente di girare la pagina della storia”, ha dichiarato l’inviato Onu Espen Barth Eide nel suo messaggio di inizio anno. Ma alcuni esperti ritengono che a Ginevra si consumerà un disastro perché i leader dei due fronti rivali sono ancora su due mondi diversi e i punti chiave della disputa non sono stati in alcun modo risolti, in particolare i diritti di proprietà, gli indennizzi, la sicurezza e le questioni territoriali. “Sarei sorpreso se ci fosse un accordo esauriente viste le difficoltà”, ha dichiarato Andreas Theophanous, capo del Centro cipriota per gli Affari europei e internazionali.
IL TERRITORIO Cipro è divisa dal 1974 quando l’esercito turco invase l’isola come rappresaglia per il colpo di stato ispirato da Atene con l’intento di annettere l’isola. Dall’oggi al domani 200.000 persone furono costrette a fuggire dalle loro case, i ciprioti grechi verso il Sud e quelli turchi verso il Nord, abbandonando case, beni e terreni. Molte proprietà grecocipriote nel Nord sono state occupate da turcociprioti o da coloni turchi. Secondo Nicosia quest’ultimi sono circa 160mila, un numero che è diventato la maggioranza della popolazione a Cipro Nord. I turcociprioti rappresentavano il 18% della popolazione dell’isola nel 1974 ma controllavano un terzo del territorio e si è sempre pensato che parte dei territori controllati dai turcociprioti sarebbe stato ceduto ai grecociprioti in qualsiasi accordo di pace. E proprio quanta terra avrebbero dovuto cedere ha bloccato i negoziati di pace per 40 anni. La questione del territorio è vitale per entrambe le parti, perché sia il presidente cipriota Nicos Anastasiades sia il leader della proclamata repubblica di Cipro Nord Mustafa Akinci dovranno sottoporre qualsiasi tipo di accordo al voto popolare.
PACE LONTANA Le due parti restano molto lontane dall’intesa su quanti grecociprioti possano rientrare nelle loro case da cui fuggirono nel 1974 e Akinci è determinato a limitare al minimo il numero dei turcociprioti che sarebbero sfollati per la seconda volta. Nel Sud, il governo di Nicosia amministra le abitazioni appartenenti ai turcociprioti e ne ha assegnate alcune ai rifugiati grecociprioti fuggiti dal Nord. Infrastrutture come l’aeroporto di Larnaca sono state costruite su terreni che erano a turcociprioti che chiedono un indennizzo. Stessa cosa per la parte grecocipriota: alcuni proprietari si sono rivolti alla commissione creata dalla Turchia per gli indennizzi caso pr caso. “Non mi aspetto né un successo né un fallimento ma l’inizio di una serie di round di colloqui conclusivi con la partecipazione delle potenze garanti (Grecia, Turchia e Gran Bretagna) e ‘osservatori’ invitati da Ue e Consiglio di sicurezza”, ha spiegato il professore di storia e scienze politiche dell’università di Nicosia, Hubert Faustmann.
ERDOGAN-MAY Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e la premier britannica Theresa May si sono detti concordi sul fatto che i colloqui di Ginevra siano “una reale opportunità” per mettere fine alla divisione di Cipro. Ma esistono delle differenze anche sugli accordi di sicurezza successivi alla soluzione del conflitto, con Anastasiades che vuole che decine di migliaia di soldati turchi (circa 30mila) lascino l’isola, mentre Akinci insiste sulla presenza militare turca. Il leader turco-cipriota insiste anche su una presidenza a rotazione per Cipro da eleggere ogni due anni, una proposta mal vista da parte dei grecociprioti. “Andremo a Ginevra con uno spirito positivo e per sostenere un clima costruttivo”, ha dichiarato Akinci. Il presidente Anastasiades la scorsa settimana è stato più cauto e ha avvertito delle “significative differenze su problemi sostanziali per la soluzione”. Nel 2004 la bozza di un piano dell’Onu era stata approvata da Cipro Nord ma non da Nicosia nei due referendum contemporanei. La mancanza di una soluzione al conflitto cipriota è anche un ostacolo sulla strada dell’integrazione europea della Turchia e aumenta le tensioni nella regione. Secondo l’analista Theophanous il risultato più probabile dei negoziati sotto egida Onu sarà di proseguire i colloqui a Nicosia.