Cisl, reddito minimo? Un bluff, demagogia

“Un bluff. E un paradosso assieme. Pura demagogia”. È così che in casa Cisl definiscono l’operazione reddito minimo per cui il governatore Rosario Crocetta ha annunciato stamani la disponibilità nella manovra finanziaria di una copertura di 36 milioni. Fondi che non bastano a nulla, sottolinea Daniela De Luca, della segreteria regionale, per la quale “Crocetta dovrebbe mettersi d’accordo con se stesso perché secondo dati del servizio Statistica della stessa Regione occorrerebbero almeno 756 milioni, più di venti volte i 36 strombazzati”. De Luca sostiene che “il vero nodo da sciogliere, in tema di disagio sociale, è la profonda revisione, che chiediamo da tempo e invano, della politica e della spesa per assistenza socio-sanitaria”. Un sistema farraginoso, frammentato, clientelare “alla stregua di quello della formazione professionale”. E in difesa del quale il governo si è schierato, nei fatti, “ponendosi contro il cambiamento rivendicato dalla Cisl, esattamente come per la formazione”. Quanto al reddito minimo sbandierato dal presidente, la Cisl segnala lo studio del servizio Statistica della Regione pubblicato sul bollettino Statistiche on line n.3 del 2013 (vedi allegato) intitolato “La povertà e le misure di reddito minimo”. Vi si legge tra l’altro che il fabbisogno che si può calcolare per la Sicilia ammonta a ben 756 milioni di euro all’anno. Ma assumendo, precisa il bollettino, che per l’Isola valga la stessa percentuale di famiglie in povertà assoluta rilevata dall’Istat nel 2011, nel Mezzogiorno: l’8% pari a 180 mila nuclei familiari. E che sia adottato un reddito minimo di appena 350 euro al mese. Insomma, “altro che 36 milioni”, sbottano alla Cisl.