Un tale riscaldamento provocherebbe, sottolinea Ricarda Winkelmann, autrice di uno degli studi, lo scioglimento dei ghiacciai e quando tra questi si annovererà anche la calotta antartica, nel giro di 60 – 80 anni, il livello degli oceani sarà più alto di ben 60 metri. Questo lento ma inesorabile innalzarsi dei mari porterebbe alla scomparsa di città come Tokyo, Hong Kong, Shanghai, Calcutta, Amburgo e New York e alla distruzione di un territorio che oggi ospita la vita di oltre un miliardo di persone. 50 milioni il numero ipotizzabile, per difetto, dei ‘rifugiati climatici’. La scomparsa di una tale estensione di terre emerse comprometterebbe l’intera stabilità del Pianeta.
Agricoltura e acqua potabile sono però già a rischio. Secondo il report The Economics of Land Degradation, nei prossimi dieci anni sarà inutilizzabile il 52% del suolo arabile. Anche qui le cause sono bene note, desertificazione, deforestazione e inquinamento. Nel prossimo quarto di secolo il cibo, frutto dell’agricoltura, diminuirà del 12 per cento con il conseguente aumento dei prezzi al consumo e l’innalzamento sostanziale delle vittime della fame. I due studi giungono alla vigilia della Conferenza sul clima in programma a Parigi e chissà se riusciranno ad illuminare i potenti della Terra, gli unici in grado di gettare le basi per una vera e propria inversione di tendenza nel comportamento consumistico dell’uomo.